Vito Franco: vi dice niente questo nome? Probabilmente no: ebbene, sappiate che quest’uomo, docente di Anatomia patologica all’Università di Palermo, è uno dei pionieri dell’Iconodiagnostica, ovvero la ricerca di patologie analizzando le opere d’arte.
Il Professor Franco, analizzando diverse opere d’arte, all’incirica cento, ha potuto scoprire che, ad esempio, la Gioconda aveva, molto probabilmente, uno xantelasma sotto l’occhio sinistro, ovvero un accumulo di grasso, e un lipoma sulla mano, evidenti segni di iperolesterolemia, mentre Michelangelo aveva forti segni di accumulo da acido urico.
La cosa ha destato non poca curiosità, anche nei media stranieri e, inevitabilmente, diverse polemiche: giusto qualche giorno fa, sul sito del Corriere, leggevo:
“L’inutile ricerca sulle malattie negli occhi della Gioconda
(…) Se è un divertimento personale, passi. Ma se è stato sprecato anche solo un euro dei fondi destinati alla ricerca per darci questi giochi di prestigio, allora intervenga per favore il ministro Gelmini.”
La verità è che, molto probabilmente, siamo degli incontentabili: c’è chi critica questo tipo di disciplina, “tacciata” di avere un approccio troppo generalista al problema, quindi di essere pressochè inutile, dal momento che si basa su un analisi pressochè “visiva”, non supportata da nessun dato, quindi quasi totalmente “empirica”, mentre altri la ritengono interessante ed innovativa, visto che, “incrociando” i dati dell’analisi “visiva” delle opere con la storia dell’arte, si può realmente risalire a malattie dettate dalle epoche, ricostruendo interi pezzi di storia attraverso un approccio completamente diverso e moderno.
E voi, che ne pensate? Credete che questa disciplina sia realmente importante ed interessante, o siete concordi con chi la ritiene pressochè inutile e poco affidabile?