E’ strano osservare come, talvolta, si diventi dei perfetti sconosciuti, anche se si sono condivise tante e tante cose insieme…
Diventare due perfetti sconosciuti, ahimè, è capitato a tutti almeno una volta nella vita: capita, non si sa bene perché, ma capita. Si diventa distanti, si prendono sempre più le difese di noi stessi, finché, un bel giorno, il gioco finisce e non resta altro che un gigantesco vuoto, da cui partire per la propria ricostruzione.
Eppure, riavvolgendo il nastro c’è da pensare che di cose insieme se ne sono fatte tante e se ne sono vissute tante, ma la vita sembra aver avuto la meglio, e così si diventa un fragoroso silenzio, fatto di distanze, solitudini e una lenta, lentissima, personale ricostruzione, utile a ristabilire un proprio, personale, equilibrio, per noi stessi e per la nostra vita.
In fondo, si rimane con un gigantesco nulla per le mani: eppure è così strano sapere che si è anche stati complici, si sono vissuti interi pezzi di vita insieme, condiviso progetti, risate, lacrime, paure, emozioni, gioie, compleanni, regali, viaggi, esperienze, amori, amicizie. E poi? E poi un enorme nulla, figlio di tante cose accumulate che, probabilmente, esplodono improvvise.
Certo, qualcuno si affretta a dire che “se si è diventati estranei è perché è così che doveva andare”, ma – banalità a parte – forse dietro c’è molto di più che un semplice “doveva andare così”: talvolta, infatti, non è vero che doveva andare così, ma, semplicemente, si fa andare così! La vita, talvolta, non c’entra, come ho spiegato qualche giorno fa: è troppo semplice dare la colpa al fato, al destino cinico e baro, è veramente troppo semplice e troppo da codardi!
E così, nel silenzio del tempo che rimane, si diventa dei perfetti sconosciuti, e quella vita vissuta viene archiviata nel profondo di noi stessi, in quei cassetti chiamati “ricordi”…