Ostentazione, la maschera di una gigantesca insicurezza

L’ostentazione è, spesso, maschera di una gigantesca insicurezza nascosta dietro l’ossessione del dover sempre dimostrare la propria perfezione…

Quella che potremmo definire ostentazione ossessiva nasconde, spesso, enormi ed importanti insicurezze insite in chi mette in atto simili comportamenti: posso affermarlo con certezza quasi matematica, sopratutto se ripenso a diversi casi umani di mia conoscenza, con cui mi sono confrontato e mi confronto spesso, che, inizialmente, fanno quasi tenerezza, ma, ad un occhio più attento, diventano veri e propri case of studies da analizzare millimetro dopo millimetro.

Conosco gente che passa la propria giornata ad ostentare la propria vita ed i propri comportamenti, quasi come se dovesse dimostrare al mondo di essere un essere perfetto, magari un globetrotter senza catene, magari un professionista navigato, o, forse, una persona libera da vincoli e laccioli. 

Peccato che la realtà sia ben diversa, trasformando quella patetica sceneggiata in un teatrino alquanto divertente, se non fosse che ci troviamo di fronte alla pochezza umana, nella più palese e lapalissiana apoteosi della debolezza del genere umano: quando una persona è ferita e sa di non poter mai competere con il mondo che la circonda, inizia ad indossare una sorta di maschera sociale, una vera seconda identità rivolta esclusivamente al mondo esterno, in cui appare sicura, forte, fiera di se stessa, inscalfibile, intoccabile. 

Peccato che, a conti fatti, la realtà sia estremamente diversa da quella che il soggetto in questione pretende di fare apparire: ostentare per dimostrare ciò che non si è, per dimostrarsi forti quando si è estremamente deboli senza speranza alcuna di potersi salvare. Ostentare per dimostrare una perfezione che non si potrà mai possedere.

Insomma: quando ci troviamo di fronte a qualcuno che ostenta perfezione, che ostenta ricchezza, che ostenta, semplicemente, se stesso… Fermiamoci a riflettere: quell’ostentazione è, quasi sempre, frutto di un’enorme sofferenza personale. Compatire? No, farsi quattro calcoli…