Credo ancora all’amore? Non lo so. Una voce in controtendenza nella “giornata degli innamorati”…
Mi hanno sempre detto che “è stupido odiare tutti i fiori solamente perché una rosa ti ha ferito con una delle sue spine”, e, in linea generale, potrei anche essere d’accordo con quest’affermazione, ma oggi, che è San Valentino, non posso non pensarci, e domandarmi – realmente, seriamente, consciamente – se io credo ancora e realmente all’amore.
La risposta, in questo preciso momento, è non lo so: non lo so perché la gente mi ha fatto troppo male, e la colpa non è certo dell’amore, quindi, in fondo, sarebbe anche assurdo addossare le colpe al sentimento, ma è, probabilmente, più corretto affermare che non credo alle persone che dovrebbero gestire e misurare tale sentimento, o, comunque, penso di non crederci più del tutto. E sia chiaro che ciò non va confuso con un “vittimismo” o con la creazione di un alibi, intendiamoci…
Logicamente, lo ripeto ancora, non si può chiedere il cuore verso ogni forma di sentimento e verso ogni forma di persona solo perché in passato abbiamo sofferto, ma giunge un preciso istante in cui finisci con l’inaridirti: cosa succede se non innaffi una pianta oggi, domani, dopodomani? La pianta muore, ed è inevitabile.
Questo non significa che non vorrei ancora amare, non vorrei ancora credere a storie stupende, ad amori infiniti, ad una donna che ti ama e per la quale sei tutto e la cosa più importante della sua vita, ma le illusioni a quindici anni, a venti anni, a venticinque, forse sono belle, ma da trenta in su non c’è più tempo per giocare ed illudersi, e forse, ad onor del vero, non ne ho più neppure la voglia.
Mi spiace non credere più all’amore, e so che è una cosa davvero triste e devastante, ma più il tempo passa e più, evidentemente, non posso che convincermene. Magari, domani mattina esco per la strada e trovo l’amore della mia vita, ma queste cose succedono solo nei film, e la vita, decisamente, un film non è…