La vita cambiata, la vita ricostruita, la vita che volevo

La vita cambiata - La vita ricostruita - La vita che volevo

La vita continua a sorprendermi – e per fortuna! – e ci riesce sempre, anche quando ricordo la vita che volevo e come dovetti ricostruirla…

La vita da ricostruire da zero, quando tutto finisce, tutto si perde, tutto si dissolve come la sabbia nell’aria quando il vento soffia, verso la fine dell’estate, e sulla spiaggia non è rimasto più nessuno, tranne lacrime che disegnano cerchi sulla sabbia che la pioggia porta ben presto via…

La vita che volevo, che avevo, avevamo disegnato con tanti e precisi particolari, colori, sorrisi, frammenti, parole, idee, speranze, e un solo pomeriggio per distruggere anni interi, e niente che rimane tra le mani. Neppure il tempo di dirsi, degnamente, addio, spinti solamente dalla mente che, ormai, sembra non ragionare più, in preda ad una rabbia cieca ed irragionevole, che impedisce anche solo di pensare, di riflettere sul fatto che è in quegli istanti che si consuma l’addio, un addio che farà si che, da un momento all’altro, non ci sarà più un domani, un nostro, IL nostro domani.

La vita cambiata, spinta dall’inevitabile evolversi del tempo e delle situazioni, e riguardarsi indietro e non capire più come possa essere stato possibile ritrovarsi così, nascosti, a dover far finta di non esistere, a farsi male ogni santo giorno per andare avanti, per superare notti e pomeriggi che sembrano infiniti, chiusi nel proprio dolore che nessuno vede davanti l’apparenza di un corpo che sembra vagare senza meta appresso al proprio tormento.

Se solo la gente sapesse leggere dentro l’anima delle persone, se solo riuscisse a vedere, a sentire il dolore di chi si nasconde nel silenzio, quando ti perdi in un ricordo che ti fa male, in un ricordo che non doveva essere un ricordo, ma doveva essere vita, futuro, realizzazione. 

Quando, poi, ti fermi e ti accorgi che non c’è rimasto niente. Niente tranne le lacrime che il vento ha portato via con se, insieme a quei pomeriggi trascorsi a cercare chi non esiste più, chi ha voluto scomparire per mettere se al primo posto… Ma quale senso ha avuto uccidere un sentimento così grande? Cosa c’è stato di guadagnato dall’aver ucciso quel cuore, come il peggiore degli assassini, spinti dalla voglia di sentirsi più grandi, sentirsi superiori.

L’ebbrezza del momento, del sentirsi onnipotenti, però, passa presto, e giunge l’esatto momento in cui ti accorgi di cosa hai fatto. E spero che quell’istante arrivi – perché arriverà – e solo in quel preciso istante si capirà che no, non doveva andare così. Non doveva finire così. Non era ADDIO l’ultima parola che avremmo dovuto scrivere insieme.

Decisamente no.

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