Minzolini, Craxi e "l'Editoriale della discordia"

 

L’avanzata rossa scaglia i suoi missili contro l’opposizione.

In fondo, era stata una delle prerogative al tempo dell’elezione di Berlusconi: "faremo opposizione tentando di ostacolare la maggioranza in ogni sua scelta", si era detto.
E così, l’armata comunista non ha mancato di far sentire la propria voce: a tuonare, questa volta, è Antonio Di Pietro, pronto a querelare Augusto Minzolini dopo il suo editoriale su Bettino Craxi.
Già definito da qualcuno "l’Emilio Fede di Viale Mazzini", Minzolini non è nuovo alle critiche e alle accuse scatenate dai suoi editoriali: già qualche mese addietro, la "bagarre politica" si è scatenata a seguito del suo editoriale sulla manifestazione in favore della libertà di stampa, e giù polemiche.
L’oggetto del litigio, stavolta, è l’Editoriale in cui Minzolini descrive Craxi "un grande statista": "Craxi è stato trasformato nel capro espiatorio di un sistema che era stato l’ultimo residuo della guerra fredda, una democrazia costosa permise al paese di restare per cinquant’anni nel mondo libero".
Non l’avesse mai detto!
Come una miccia giunta al detonatore, esplode il "super bowl politico": Di Pietro tuona querele, Stefania Craxi ringrazia, dalla maggioranza si alzano le lamentele alla sinistra per il loro attaccare "sic et simpliciter", qualunque cosa accada o sia contraria al loro pensiero, e la sinistra replica dicendo che sono state dette delle assurdità.

Insomma: alla faccia di chi, nemmeno qualche settimana fa, aveva pregato di "smorzare i toni"!

 

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