Palermo, perché ci fai del male?

Palermo perché ci fai del male

Il male di un amico che se ne va, lontano, e una città che si arrende e perde i suoi pezzi migliori. Ecco cosa ne penso.

Qualche mattina fa, una come tante se non fosse per gli acciacchi di stagione, aprendo Facebook leggo quest’aggiornamento di stato:

Ho cercato di fare di tutto per trovare un lavoro qui, ma sono stato solamente snobbato, non mi è stato dato un minimo di possibilità neanche di arrivare a fare anche un solo colloquio… E quel giorno che speravo non arrivasse mai, è arrivato… Sono le ultime ore che trascorrerò oggi a Palermo, perché sono stato assunto in Inghilterra, stasera si parte con biglietto di sola andata e lunedì si comincia… Spero almeno che lì vada tutto per il verso giusto e di potermi finalmente realizzare, sperando al più presto che tu  possa raggiungermi e stare così anche lì insieme… Ti amo

E sapevo che, prima o poi, lo avrei letto.

Io e Giuseppe ci conosciamo da una vita: eravamo compagni fin dall’asilo, e, tutto sommato, è sempre corso del sano buon sangue tra di noi. Ci incontravamo spesso e spesso si chiacchierava del più e del meno, delle cose che andavano e di quelle che andavano meno. Sapevo che, effettivamente, Giuseppe fosse in grave crisi lavorativa: purtroppo, è una consuetudine sempre più diffusa, per chi abita a Palermo ed è giovane, ammettere di non avere un lavoro. A pensarci bene, anche se non sei giovane e vivi a Palermo, nella stragrande maggioranza dei casi, hai qualche problema con il lavoro…

Poi, qualche mattina fa, quest’aggiornamento di stato: beninteso, sono felice per lui e gli auguro, davvero, ogni bene, ma sono anche triste, e non può essere altrimenti, come non può essere altrimenti che io provi tanta, enorme rabbia per tutti gli amici che ho perso, fuggiti via da un inferno che non offre nessuna speranza, nessun futuro.

Provo rabbia perché chi ci governa è sempre prodigo di belle parole, di belle iniziative: si, ma, concretamente, cosa si sta facendo per evitare tutto questo? Concretamente, chi ci governa, cosa sta facendo per evitare che i nostri figli, i nostri amici, i nostri genitori, se ne vadano via da questa città?

Giusto stamani leggevo che pure Unicredit, dopo Fiat ed AnsaldoBreda, escluderà Palermo dal piano di assunzioni:

A Palermo e nel resto della Sicilia Unicredit non assume dal 2007, malgrado le uscite di migliaia di lavoratori per esodi e pensionamenti – dichiarano il segretario Cgil Palermo Enzo Campo e la segretaria Fisac Cgil Palermo Elia Randazzo -. Palermo ancora una volta viene penalizzata, nel silenzio assordante delle istituzioni e le forze imprenditoriali. E questo è intollerabile. Sta accadendo quello che è successo con la Fiat, che ha eliminato lo stabilimento di Termini, o con Ansaldo Breda, che la lasciato a Carini solo le manutenzioni. A Termini Imerese la Regione ha tolto 140 milioni di investimenti stanziati per l’area industriale e li ha dirottati per coprire i tagli dello Stato. Adesso anche un grande gruppo bancario come Unicredit non rivolge più la dovuta attenzione alla provincia di Palermo, che chiede ristoro dal punto di vista occupazionale, con una Università che sforna professionalità in atttesa di essere valorizzate e una platea di disoccupati in aumento. Non vorremmo che che ancora una volta la Sicilia venisse considerata figlia di un Dio Minore. Ci auguriamo che Unicredit adotti politiche coerenti con i roboanti slogan di attenzione ai territori e dia risposte occupazionali ai giovani siciliani. Questa è una terra che ha fame di lavoro e si attende da Unicredit la stessa attenzione che riserva ad altre Regioni del nostro Paese.

Provo enorme rabbia per tutto questo, e mi rivolgo direttamente al nostro Sindaco, Leoluca Orlando, che qualcosa dovrebbe fare, di concerto con la Capitale, perché una simile situazione è inaccettabile, perché stiamo perdendo i nostri figli, perché stiamo perdendo il futuro, perché ciò che ci resterà sarà la desolazione di un nulla sempre più prossimo.

Pensavamo con le nostre lotte di aver spazzato via per sempre il dramma sociale e umano dell’emigrazione, che andar via dal proprio Paese in un mondo diventato sempre più piccolo potesse dipendere da una libera scelta. Purtroppo non è così ancora oggi. Pensa comunque che l’Inghilterra ti accoglie benevola, con uno stipendio dignitoso e un lavoro e una qualifica professionale che premia i tuoi studi. Pensa che hai una ragazza che ti ama e che non vede l’ora di raggiungerti. Buona fortuna Giuseppe, un mondo di auguri.

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