Quando la "disintossicazione dal web" è forzata...

Per la “Giombopinione”, oggi, il racconto di una “disintossicazione da web” forzata causa disservizi tecnici…

Arriva quel momento li, prima o poi, ehhh se arriva… Giunge il fatidico giorno in cui accendi il PC e non c’è Internet. Minchia, scusando il francesismo.

La prima cosa che ti salta in mente è: “sono rovinato”, specialmente se non usi Internet solo per giocare, chattare, farti i fatti degli altri su Facebook ed altre amenità a vario titolo o genere. Se usi Internet per lavorare, come minimo, senti salire dentro una specie di “marea nera” formata da un mix di ansia e rabbia, che ti spinge, in meno di un nanosecondo, a contattare il provider per avere spiegazioni. Provider che, a propria volta, ti dice: “c’è un guasto tecnico in tutta la zona. Ci stiamo lavorando e sarà risolto nel minor tempo possibile”. Eccome no, specialmente se è venerdì e se i due giorni successivi sono festivi. Li cominci seriamente a pensare di essere quantomeno fottuto.

E adesso che si fa?

Giustamente, nemmeno a dirlo, l’intero mondo conosciuto, ed anche quello sconosciuto, ti cercherà esattamente nelle ore in cui sei senza Internet: tutti i clienti avranno bisogno di qualcosa di urgente, riceverai migliaia e migliaia di e mail, i tuoi fan su Facebook vorranno tue notizie, e le vorranno subito, e tutto questo, semplicemente, perché sei senza Internet, sei fuori dal mondo, disconnesso, tagliato fuori, piallato via dalla tecnologia e dai suoi strumenti, cancellato e reso invisibile dalla faccia del Web. Il PC resta acceso con il Desktop, solingo, che rimane a guardare quell’icona di pericolo gialla che ti dice “nessuna connessione ad Internet”. E li l’ansia sale, eccome se sale, perché pensi che stai perdendo tempo, che dovresti lavorare e invece sei seduto su una sedia ad aspettare non si sa bene che cosa, e l’ansia monta sempre di più e diventa rabbia ed imprecazione, perché sembra una congiura, perché sembra, porca di quella miseria, che accada tutto sempre nei momenti meno opportuni.

Poi cominci a trovare metodi alternativi per connetterti: colleghi lo Smartphone al PC ma ti dimentichi che il tuo operatore ti fa pagare 4 Euro se usi il cellulare come modem, e ti arriva un SMS di avviso quando è troppo tardi. Allora devi chiamare l’operatore per spiegare quanto accaduto, ma non c’è tempo, e allora ti fai un post it sulla scrivania demandando “a dopo”. Ti accorgi che non c’è via d’uscita: non ci sono reti wireless a cui connettersi, non hai a portata di mano un pennino per connetterti, non hai nemmeno uno stramaledettissimo modem a 56K… Aspetta un attimo, non hai neppure la linea del telefono, fanculo!

Guardi l’orologio: le ore passano, i clienti aspettano, stai perdendo tempo inutilmente, non hai modo di poterti recare da nessun amico / parente conoscente / fidanzata per usare una cavolo di connessione ad Internet: il traffico è bloccatissimo causa sciopero più esodo per il ponte festivo più pioggia più allagamenti più rabbia più andatevenetuttiaffan

…Non resta che arrendersi: il disservizio ha avuto la meglio. Ha vinto lui, siamo tagliati fuori.

Ti fermi e ti guardi intorno, e ti rendi conto di quante cose hai accantonato da quando hai Internet. Non hai più tempo per leggere “Topolino”, “tanto sei fan su Facebook”, non hai più tempo per giocare a Dama, “tanto ci gioco online”, non hai più tempo per scrivere quattro righe a mano, “tanto le scrivo in Word e poi le metto sul Cloud”, non hai più tempo per sfogliare un album di foto, “tanto guardo la galleria online”. Ti fermi e ripensi a quando tutto questo non c’era, e non rischiavi di far imbufalire i clienti se scomparivi di botto, ne rischiavi di perdere una giornata di lavoro per colpa di una dannatissima spia rossa sul modem che ti dice che “non c’è connessione”.

Basta un solo istante per essere tagliati fuori da un mondo totalmente virtuale, che scompare al comparire di un problema tecnico che ti impedisce di rimanere “connesso”. La tua identità virtuale diventa trasparente, sparisci da quel mondo fatto di tag, “like”, commenti, retweet e similari. Basta un niente e tutto questo diventa polvere tra le mani: basta un niente e potresti ritrovarti a doverti prendere una giornata di ferie forzata “perché oggi non si lavora”. Avete mai sentito dire ad un panettiere “oggi non si lavora perché non c’è farina o perché si è rotto il forno”? Avete mai sentito dire ad un barista “oggi non si lavora perché si sono frantumati tutti i bicchieri e le tazzine”? Onestamente, io mai, ma di contro ho sentito persone dire “oggi non posso lavorare perché si è rotto il PC”, piuttosto che “perché non ho rete”.

Tecnologia, croce e delizia di noi “nuovi workers digitali”. Bah… Tanto il Provider non la passerà liscia lo stesso: lo aspetta una bella richiesta di risarcimento danni per i giorni di “ferie forzata” che, graziosamente, ha deciso di obbligarmi a prendere. I soldi che vengono a mancare per colpa della “disintossicazione da web forzata”, vi assicuro, non sono affatto virtuali. Le tasse, purtroppo, men che meno.

La mia incazzatura, fidatevi, è reale. Eccome se lo è!

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