Ho un ricordo che mi ritorna alla mente da, ormai, tanti giorni: le notti fresche, azzurre, serene, quando tutto era davvero magico…
Era un bel periodo quello in cui vivevo la bellezza delle notti in cui tutto era magico, quando riuscivo a sentire l’odore della sera, quando immaginavo giornate di meraviglia e di stupore, e riuscivo a vedere la luna e il cielo che diventava un manto totalmente stellato e brillante.
Quanto era bello il sogno di un tempo davvero migliore, quando era semplicemente stupendo perdersi in giro per la città, a parlare, a raccontare, a raccontarci, ad amare, a vedere il domani come se fosse una meraviglia ancora da scoprire e da creare, con il sole sul viso nel tardo pomeriggio, fermi a raccontare la nostra vita, fermi a parlare di piccolezze, di grandi gioie, di racconti, di quel che avremmo voluto e di quel che avremmo voluto fosse.
La radio faceva da cornice al nostro tempo, e la giornata scorreva così veloce e serena, a sentirci meravigliosamente vicini, a raccontare la nostra vita, a pensare al nostro futuro: i giorni erano tutti belli per me, il tempo era stupendo, anche quando le gocce di pioggia ci bagnavano il viso, anche quando il cielo era azzurro e sereno, ed era una vera meraviglia perdersi in quei pomeriggi di primavera, mano nella mano a guardare la vita venirci incontro, a contare le nuvole, o fermi, seduti su di una panchina, ad osservare il mondo con gli occhi di bimbi innocenti che sorridevano e si divertivano.
Noi eravamo li, ad ascoltare giornate semplicemente piene di noi, della nostra essenza, del tempo che passava, e la sera diventava notte, e, tornando a casa, ascoltare la radio, silenziosamente, delicatamente, a fare da cornice a splendidi giorni ormai persi per sempre.
Poi si diventa estranei, e tutto quel che ti rimane è solo un ricordo che vive dentro gli occhi… E la sera è diventata “tanto nera da sporcare le lenzuola”.