La fatica di dire addio

La fatica di dire addio

Dire addio è una grande fatica, magari, talvolta, anche necessaria, ma è un processo lento e che richiede grande impegno…

È inutile stare qui a prenderci in giro: dire addio non è mai facile per nessuno e per nessuna circostanza. Sia che si parli della fine di un amore, di un’amicizia, o, purtroppo, della scomparsa di qualsiasi essere umano, uomo o animale che sia, dire addio a qualcuno è sempre un’esperienza sicuramente traumatica e che richiede un grande sforzo ed una grande volontà nell’accettazione e nel riuscire ad andare avanti nonostante tutto.

Tra i tanti tipi di “addio” che la vita, purtroppo, ci propone, vorrei prendere in considerazione la fine di un amore, meglio se terminato dopo tanti e tanti anni, ma le dinamiche, in linea generale, sono sempre le stesse anche negli altri tipi di situazioni che possono venirsi a porre.

Partiamo dal principio che: voluto, condiviso, o improvviso che sia, un addio arriva sempre e comunque fulmineo e fa sempre e comunque male. È importante sottolinearlo perché il momento dell’addio non accetta appelli ne preparazioni psicologiche. E già questa è la prima fase con cui ci si deve ritrovare a fare i conti: il momento in cui viene inferta la ferita. Al momento conta solo sopravvivere: a “medicarla” ci penseremo dopo.

L’addio si è, così, consumato. A bocce ferme, arriva, così, la seconda fase che ci porta ad una graduale accettazione di quello che è comunque un “lutto”, una perdita, ovvero la “cura” delle nostre ferite emotive. Questo è il primo passo che mette in moto il meccanismo di accettazione.

Certo, presi dal dolore ci è impossibile ragionare lucidamente, ma stiamo già iniziando a fare qualcosa per guarire dal dolore: è come se, in preda ad un forte mal di testa, avessimo deciso di assumere un medicinale per velocizzare il processo di guarigione piuttosto che attendere che il mal di testa passi da solo!

Qui parte un processo lento e costante, che richiede sforzi e volontà, che richiede pazienza verso la guarigione dalle nostre ferite interiori: passeremo in mezzo al dolore, a giornate infinite di solitudine, a domeniche pomeriggio di silenzi e di lacrime, a nodi in gola vedendo le coppiette felici sulle panchine, ma – e ancora una volta cito la mia amica Francesca

Per guarire dal dolore devi passarci nel mezzo e piangere fino all’ultima lacrima!

Secondo la scienza, l‘accettazione di un addio si ha in una tempistica variabile tra sei mesi e due anni: capite bene, quindi, che siamo realmente di fronte ad un processo lento che richiede moltissima pazienza.

Ma, improvvisamente, verremo catapultati gradualmente alla terza fase, quella della guarigione: le nostre ferite emotive sono guarite. Si è formata una metaforica “crosta” ed è rimasta una grande cicatrice interiore, ma una mattina ti svegli e capisci che, nonostante tutto, sei ancora vivo e su due gambe per poterlo raccontare. Ma soprattutto, sai che adesso sei più forte, perché hai fatto reale tesoro delle tue esperienze e del tuo dolore. E, davvero, non c’è niente di più importante nella vita!

In allegato a questo post il “Tutorial”, se tale può essere definito, che ho realizzato qualche mese fa proprio su questo argomento!

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