Ad un certo momento, ho capito di non essere più importante per te...

Ad un certo momento, ho capito di non essere più importante per te

Ad un certo momento, ho capito di non essere più importante per te… Fa male, ha fatto male e farà male, perché quel dolore non va via così facilmente…

Ad un certo momento, ho capito di non essere più importante per te… E non sai quanto male mi fa fatto…

Mi sono reso conto di non essere importante per te quando tu non c’eri, non c’eri mai, e avevi mille scuse per non esserci, e a nessuno era permesso contraddirti perché avevi una scusa di più per giustificare il tuo non volerci essere.

Eppure non c’eri in nessun momento importante, bello o brutto che fosse: ricordo bene quando ero felice come un bambino che vede la neve per la prima volta al solo pensiero di vivere il primo Natale insieme a te, lo ricordo molto bene, ed altrettanto bene ricordo come tu sia stata defilata con mille scuse diverse per scomparire tanti e tanti giorni, rispondendomi che se avessi voluto abbellire la casa insieme a te “o aspettavo che avessi tempo o lo facevo da solo, tanto il Natale è ancora lontano!” Ricordo bene, poi, la voglia di festeggiare il fine anno: anche in quel caso, tutto rovinato da stupide discussioni ed incomprensioni “terze”, che, per fortuna, non mi riguardavano, con il finale di ritrovarci in tre e da soli. Però io ero felice lo stesso. Tu no: sbuffavi, non andava bene niente. Credevo, allora, di poter passare insieme a te il Capodanno, ma niente da fare: “sto male, vado via”. Lasciamo perdere il tuo compleanno, perché non è stata colpa di nessuno, ma… Credevo che per San Valentino, il nostro PRIMO San Valentino, potessimo vivere insieme la magia di quei momenti, ma anche in quel caso, scuse sopra altre scuse. Sempre le stesse, sempre le medesime. Ho sperato, allora, almeno di vederti l’Otto Marzo, per la Festa della Donna, così da poter organizzare qualcosa di bello, di speciale, una sorpresa che ti lasciasse senza parole, ma anche li, silenzio. Anche li giorni, settimane intere di vuoto, di assenza, perché eri tu l’unica a valere, eri tu l’unica persona che doveva essere adulata e nessuno doveva mai permettersi di contraddirti, altrimenti era silenzio punitivo assicurato. Giorni dopo giorni, settimane dopo settimane. Ho sperato, almeno, di vederci per Pasqua e Pasquetta, ma le storie, le scuse, ormai erano sempre quelle, tanto che ormai era quasi diventato un evento su cui scommettere: peccato che, regolarmente, vincevo la mia scommessa. E non sai quanto mi sarebbe piaciuto perdere, almeno per avere la certezza che questo amore fosse, per te, così importante…

Poi te ne sei andata via, lasciandomi solo nel mio dolore, dimostrandomi quanto fossi solo e soltanto tu l’unica persona che doveva avere importanza: mi era vietato anche solo cercare di far sentire le mie ragioni, cercare anche solo di farti ragionare. Valevi soltanto tu, valevano solo le tue ragioni: io non ero nemmeno preso in considerazione, non potevo, non mi era permesso. Ero costretto ad accontentarmi delle briciole, degli scarti, degli avanzi del tuo egoismo ed egocentrismo. In fondo, mi rimbomba ancora nelle orecchie il tuo assoluto divieto di vederci ogni giorno, anche solo per pochi minuti. Che follia.

E così, è arrivato il giorno del mio compleanno, e regolarmente tu, come sempre, non c’eri. Poi sei tornata, pochi giorni dopo, e avevi promesso che, questa volta, eri li per restare, dopo aver riflettuto sui tuoi errori, sul tuo essere stata così maledettamente precipitosa, con tutta quella nuvola di promesse e fumo negli occhi che mi hai gettato addosso, facendomi credere che, questa volta, non saresti mai più andata via. Ed io credevo che, questa volta, era la volta giusta. Era la volta in cui avevi compreso davvero quanto fosse bello ed importante quel sentimento che hai fatto a mille pezzi, che hai distrutto senza nessuna pietà. Ma mi sono subito ricreduto quando ti ho chiesto di vederci quel giorno di fine luglio, per festeggiare il nostro primo anno insieme, ma la tua risposta è stata: “ah, non credevo fosse una cosa importante!” Ho sentito dentro come la sensazione di qualcosa che si frantumava in mille pezzi, irrimediabilmente… E così, hai spaccato in due anche il ferragosto, con quelle stupide discussioni, irrispettose anche del mio dolore fisico, dei miei problemi, di tutto il resto: non sono mai stato creduto, non hai mai creduto ad una sola parola delle mie… Eppure sembravi una persona così diversa quando ti ho conosciuto!

Sembravi una persona così fragile, con un cuore così grande e così bisognoso di amore: chi poteva mai immaginare che saresti stata in grado di essere così cattiva?

E così, nemmeno un mese dopo quel Ferragosto, esattamente come la prima volta, a maggio, te ne sei andata lasciandomi un messaggio sul cellulare, senza neppure il coraggio di guardarmi negli occhi: non potevo credere che non avessi nemmeno il coraggio di guardarmi in faccia, e preferissi un metodo così vigliacco e meschino per farmi del male, ma questo – soltanto adesso – mi dimostra come il tuo egoismo, il tuo egocentrismo, abbiano sempre avuto la meglio, perché sei talmente tanto accecata da te stessa da non riuscire a vedere altro che te, il tuo arrivismo, il carrierismo, la tua sete di successo, di carriera, senza scrupoli e senza cuore… Che poi… Come vuoi andare avanti se non hai cuore e se non ne metti in nulla di ciò che fai? Quanto tempo può durare la maschera che indossi, fatta di fragilità, di un cuore così grande che, invece, è soltanto la perfetta mascheratura dell’egoismo di chi mette solo e soltanto se stesso al centro di tutto?

E così, è passato un altro anno, e tu hai saputo chiudere il cerchio: non c’eri lo scorso anno e non ci sei ancora adesso. Abbiamo passato più tempo senza vederci che vedendoci, e solo adesso, finalmente, comprendo il motivo per il quale mi hai punito quando, un bel giorno, dati alla mano, ti ho dimostrato che non eri mai accanto a me! La ricordo bene la tua risposta: “eh, ma importante è volersi bene! Non è vedersi la cosa importante!”

Adesso capisco perché sei riuscita a farmi credere che fosse tutta colpa mia se te ne sei andata: sono stato punito e manipolato per averti detto la verità, e si sa che è vietato dirti la verità. Non sia mai. Fuggire dalla realtà, d’altronde, è semplice in fondo: molto meglio continuare ad illudersi, proprio per non vedere in faccia quella realtà che non ci piace e da cui fuggi! Tutto si fa incredibilmente chiaro: le volte in cui non c’eri in momenti delicati per me, per le persone a me care, tutti quei giorni in cui venivo punito con il silenzio, tutti quei messaggi ignorati volontariamente mentre tutti dovevano, per forza, giustificarti, perché ero io quello da punire, ero io il capro espiatorio. Perché si: bisogna sempre trovare il colpevole, e la colpa è sempre di tutti, tranne che la tua! E ti trinceravi nel silenzio punitivo, mascherato da “sono fragile, mi chiudo a riccio e non parlo per leccarmi le ferite”, mentre ti pregavo e ti imploravo di parlarmi, proprio come mi avevi promesso con quel “da ora in poi ci diremo sempre tutto”, ma si sa… Il peso delle promesse non sempre è lo stesso rispetto a quello che diamo noi, e, personalmente, sono estremamente fermo sul valore che ha ciò che si promette. Ma evidentemente, non è lo stesso per te. Passavano i giorni e diventavano settimane, e tu restavi impassibile, gelida, a punirmi con il silenzio, ad ignorarmi apparendo vittima delle situazioni, quando ero io a subire la tua spietatezza, nonostante sapessi quanto questo mi facesse star male, quanto questo mi facesse soffrire e quanto ne avessi già sofferto in passato, ma è impossibile che tu possa comprendere gli altri, lo so.

Gli egoisti non hanno empatia: non sentono il dolore degli altri perché esiste solamente il loro dolore. Non sentono il male che fanno agli altri perché esiste solo la loro persona. Non hanno pietà nel raggiungere i loro scopi ed obiettivi, costasse di dover passare sopra al cuore di mille persone, costasse la sofferenza altrui. A loro non importa proprio nulla! A loro non importa di dover arrivare a far sentire gli altri come persone sbagliate, manipolarle, pretendere che esista solo il proprio interesse, annullare i bisogni e le necessità delle altre persone, e se davanti hanno qualcuno davvero pieno di amore per loro, capiscono di avere di fronte la preda esatta da spolpare, da manipolare a proprio piacimento… Ma cosa accade quando la persona non si lascia manipolare così facilmente e scopre il loro gioco? Ecco che scattano i sensi di colpa: iniziano a farti sentire sbagliato, iniziano a distruggerti con frasi senza cuore, spietate, appositamente mirate a farti del male. E se nemmeno in questo modo riescono nel loro intento, allora, sfiniti e sconfitti, non possono che giocare la carta dell’abbandono: chiudono tutte le porte senza darti il diritto di replica, come il famoso bambino che, mentre sta perdendo alla partitella a pallone, porta via la palla e lascia la partita in sospeso, perché lui non può perdere.

Ecco: l’egoista si comporta alla stessa maniera, perché lui non può perdere, lui non può essere sconfitto. Non può permettersi di avere di fronte una persona che lo riporta con i piedi per terra, a quella realtà da cui tanto sfugge indossando la maschera di un personaggio che, in realtà, non è, cucendosi addosso una vita immaginaria che pretende di spacciare come sua, ma che ha preferito cucirsi addosso a vivo e senza anestesia, pur di non vedere ciò da cui scappa davvero, tutti i suoi conflitti irrisolti che non ha mai avuto il coraggio di affrontare, tutto ciò che dovrebbe risolvere con se stesso/a! L’egoista, l’egocentrico, è una persona irrisolta e tossica, che per sfuggire a ciò che è getta addosso la propria tossicità sugli altri, cercando di passare per vittima così da ottenere attenzioni ed importanza che non ha mai avuto davvero: quella maschera gli serve per stare sotto i riflettori, per passare da povera vittima sacrificale del mondo cinico e baro, della povera vittima sentimentale di turno. E’ gente che dice di amarti, ma niente di quello che prova è davvero sincero: o meglio… Ti ama, si, ma solo finché segui le sue regole e ti comporti da suo schiavo. Non appena ti azzardi anche solo a difenderti o a difendere i tuoi stessi bisogni, questa gente esce allo scoperto, e ti punisce.

Ecco: questa è la vera persona che hai davanti. L’egoista che pretendere che sia soltanto lui a valere all’intero del rapporto: come potevo, io, pretendere di essere importante per te a fronte di quella tua spietatezza, davanti a tutti quei giorni che passavano nel silenzio, le promesse false, tutto quel dolore mentre soffrivo ed intanto tu eri chissà dove ad ignorarmi? All’inizio stavo quasi per cadere nella trappola del sentirmi errato, nonostante tutti, intorno a me, mi ripetessero di non caderci, di non cascarci, ma poi il gioco è diventato chiaro: nonostante tutto, non rimpiango di averti dato il cuore. Perché io ti ho amato davvero. E non devo certo scappare da me stesso o rimproverarmi nulla: ma non serve neppure cercare lontanamente di fartelo capire. Sei troppo e maledettamente accecata da te stessa per ammettere di aver anche solo lontanamente sbagliato.

Confido nella vita e nel tempo. Sapendo che troverai altre scuse per apparire come la vittima di ogni situazione.

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