Blog, modelli di giornalismo e critiche

Qualche giorno fa ho avuto modo di leggere un intervento di Vittorio Zambardino su Repubblica: quelle righe mi hanno portato a riflettere.

(…) Ma la verità è che mi preoccupa altro. Mettere in relazione tutti questi tentativi con l’aspettativa che si è potuta scorgere al festival del giornalismo. Ci sono centinaia di ragazzi, fra i 20 e i 30 anni, che vivono il giornalismo come un valore civile e vogliono praticare la professione – non vogliono “entrare” nell’ordine, è tutta un’altra faccenda (un selvaggio con tessera da professionista si è permesso di dire che “fare i giornalisti non è obbligatorio”: un pubblico educato non lo ha criticato come meritava) (…).

Sostanzialmente, la questione che si viene a (ri)proporre è la ritrosìa del giornalismo a tutto quello che non sia, per l’appunto, “giornalismo allo stato puro”.

Sembra quasi che “blog”, “giornalismo partecipativo“, e altri importanti manifestazioni di comunicazione siano feccia perchè mancanti di quella “purezza” cui può assurgere soltanto il giornalista professionista con tesserino.

La questione è antica: già dai tempi in cui i blog prendevano sempre più piede, il “giornalismo” stesso si è sentito minacciato, non si capisce bene perchè. Forse perchè perderebbe il suo “monopolio” sull’informazione, spesso veicolata e legata a dinamiche redazionali legate ai colori politici o al Two step flow of Communication“, in cui gli “Opinion Leader” dettano legge su ciò che fa e non fa informazione? Forse perchè non si potrebbe più far passare il “messaggio dominante” dell’informazione più o meno di parte?

Il “giornalismo partecipativo”, per esempio, non è quasi mai legato a questo tipo di dinamiche: la notizia arriva direttamente da chi vive la notizia stessa, e non passa attraverso il “filtro redazionale” della scelta della notizia. Tutto può potenzialmente fare notizia, sia che parli di “bianco” che di “nero”, sia che parli di “destra”, di “sinistra” o sia “apartitica”.

La questione pare essere destinata a non avere soluzione certa: la contrapposizione tra chi crede che il vero giornalismo sia quello “puro” del professionista, e chi crede che anche il “singolo” possa fare notizia, pare essere destinata ad uno “scontro di idee” che porta, sostanzialmente, a due mondi che non potranno mai trovare un accordo “pacifico” tra di loro. Si continuerà, probabilmente ancora per molto tempo, a dire che “il blogger è un impuro”, anche se vince il Premio Pulitzer!

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