Come si può pretendere di trovare un senso laddove un senso logico non c’è, e, probabilmente, non ci sarà mai? E’ semplicemente impossibile…
Tento, spesso, di trovare un senso, col senno di poi, a tutto quel che è stato, e sinceramente non ci riesco, anche se mi sforzo, anche se tento in ogni modo di venirne a capo in qualsiasi maniera, ma niente, non c’è assolutamente nulla da fare: non riesco a capire, non riesco a comprendere, non riesco a raccapezzarmi come vorrei, e non c’è verso di poterci capire di più.
In fondo, come si può pretendere di trovare un senso dove non c’è mai stato, dove, tutto questo, fino ad ora, non ha avuto neppure un senso logico? E’ chiaramente impossibile tentare di raccapezzarsi, tentare di comprendere, probabilmente perché da capire, da comprendere, non c’è niente, niente tranne il fatto che, talvolta, la realtà va accettata così com’è, senza poter o dover indagare ulteriormente, perché, probabilmente, seppure tentassi di andare ancora più a fondo, nei discorsi, nei pensieri, nei ragionamenti, arriveresti, ugualmente, ad un vicolo cieco, che ti porterebbe solamente a soffrire e arroventarti ancora di più.
In fondo, che cosa c’è da capire, che cosa c’è da osservare, che cosa c’è da comprendere, quando nessuno ti vede, ti sente, ti ascolta, ti guarda: semplicemente, che cosa resta, in concreto, di tutte le cose che sono state? Niente, non resta tristemente, falsamente, stupidamente niente, a parte una grande amarezza, un grande senso di vuoto, di spreco, di solitudine, di tempo perduto, di tempo buttato via, di inconcludenza, e, in ultima analisi, di niente, di un gigantesco, enorme, fastidioso, terribile, amaro niente.
Resta l’amaro rimpianto e l’amara soluzione del doversi arrendere al nulla, del doversi buttar via all’inutilità, gettando alle spine ed alle ortiche qualsiasi senso potesse essere rimasto a tutto ciò, le scene che ho ancora davanti agli occhi, i pensieri. Tutto, semplicemente, da buttar via.