Che cosa rimane di questi giorni di dolore?

Che cosa rimane di questi giorni di dolore

Che cosa rimane di questi giorni di dolore? I dubbi di un uomo che si interroga circa il significato, il senso ed il ricordo di tanti giorni di dolore.

Che cosa rimane di questi giorni di dolore? Umane domande sul tema.

Guardando ad oggi, guardando indietro, mi fermo a pensare, ancora una volta: cosa resterà di questi giorni di dolore? Cosa rimarrà di giorni trascorsi a piangere, tra i pensieri più neri e il maledetto senso del vuoto e della solitudine? Cosa rimane di quel tempo in cui il mio cuore urla nomi che, ormai, sono sordi, volontariamente sordi, a cui il suono del tempo insieme è, ormai, maledettamente indifferente? Cosa rimane di ogni lacrima che ho pianto in questo terribile periodo, e del mio cuore che sente tutto il dolore di ciò che gli è stato tolto, strappato senza nessuna pietà e senza nessun accenno di quello stesso amore che ci aveva uniti in maniera così tenera?

Tutto viene rimesso in gioco, in discussione: non capisci più se le cose che hai provato insieme all’altra persona siano state vere, o se sia stata tutta una gigantesca messinscena. O meglio: tu sai benissimo di aver sentito e provato emozioni vere, dal cuore, sincere, oneste, sentite davvero. Ma puoi dire lo stesso dell’altra persona? Devi porti, ad un certo momento, questa domanda. E devi farlo ripensando al fatto che chi ama davvero, non se ne va. Non se ne va mai, nemmeno se glielo urli con tutta la forza, la rabbia, il dolore, le lacrime, la disperazione che hai in corpo. Fidati, non se ne va. E non lo fa perché si rende conto di quanto tu sia importante e rappresentativo per la sua vita. Di quanto tu sia il centro del proprio vivere. E mi fa male rendermi conto, ancora una volta, di non essere il centro del proprio vivere di nessun altro cuore: eppure, ho messo tutto me stesso, tutta la mia vita, tutta la mia essenza, tutto il mio cuore, ma ogni volta sembrava non bastare mai. Ogni volta sembrava non essere mai apprezzato, perché sembrava necessario quel qualcosa di più. Ho messo tutto di me, ogni singola parte dei miei pensieri, del mio cuore, delle mie speranze e risorse fisiche, mentali e sentimentali. Ma a cosa è servito? Che cosa è rimasto di tutto quel bene che mi avete così violentemente e maledettamente strappato via?

E ancora: che cosa ve ne fate, adesso, del cuore che mi avete fracassato, a forza, sotto i piedi, mandandolo in frantumi? Perché avete ucciso i miei sentimenti e tutte le mie speranze?

Eppure – parlo a te, che nemmeno più mi ascolti – : lo sapevi che io vivevo per darti il mio amore. Lo sapevi quanto fossi importante per la mia vita, così come sapevi e conoscevi a perfezione le ferite che il mio passato mi ha lasciato, e ricordo bene come ti premurasti di pendere le distanze da quei comportamenti che definivi orribili. Allora dimmi: perché li hai riproposti identici? Perché sei scappata via così, senza neppure avere il coraggio di guardarmi negli occhi, trattandomi come un oggetto senza anima? E ora dimmi: che ne è stato di tutto quello che siamo stati? Ma soprattutto: cosa è rimasto di tutto quell’amore, dei baci dati in piena notte aspettando l’alba, ascoltando il verso delle cicale e dei grilli, sotto la luna piena o nel freddo gelido delle notti d’inverno? Cosa ne è stato delle nostre parole? Di tutti quei tuoi “non ti lascerò mai, non avere paura!”? Di mille parole, frasi, gesti che, adesso, sembrano non avere più nessun senso? Che ne è stato di tutto quello che eri? Di tutto quello che sei apparsa essere? Ma soprattutto, perché sei entrata nella mia vita per distruggere il mio cuore? Potevi, almeno, guardarmi negli occhi.

Invece sei scappata via. Senza coraggio. Senza una parola. Senza una lacrima.

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