Crociata contro i compiti per le vacanze

Crociata contro i compiti per le vacanze

Crociata contro i compiti per le vacanze: un secco e chiaro NO ad un sopruso assolutamente inutile da sempre perpetrato ai danni dei poveri studenti!

Crociata contro i compiti per le vacanze: una pratica anacronistica che non ha mai avuto, davvero, un senso!

Non posso definirmi un ribelle: tutto sommato, alla fine, sono sempre stato ligio alle regole e ai doveri di buon cittadino, studente, uomo. Eppure, ci sono principi morali ed etici per la cui difesa, a volte, sarei in grado di scatenare discussioni lunghe secoli: uno di questi è la lotta ai compiti per le vacanze.

L’ho scritto su Twitter qualche giorno fa, e lo ripeto ancora adesso: caro docente che stracarichi i tuoi allievi di compiti per le vacanze, dov’è finita la tua etica dell’insegnamento? Ti hanno forse insegnato, durante i tuoi studi, a giocare con la psiche dei tuoi allievi in questa maniera? O forse ti diverti al sadico gioco dei compiti per le vacanze solamente per dimostrare il tuo “status symbol”, la tua superiorità verso i tuoi allievi sottoposti?

Queste riflessioni nascono, anzitutto, da un ricordo personale: ancora non dimentico le cinquanta pagine da studiare durante le vacanze di Natale, le decine e decine di pagine durante quelle di Pasqua, o i capitoli interi da studiare in estate, e guai a ribellarti perché “non perderò tempo a mettervi 2”. Quindi, aggiungiamo anche le minacce? Complimenti eh, gran bel modo di fare didattica, gran bel modo di trasmettere il sapere: in fondo, caro docente, tu hai tutto il diritto ad andartene in spiaggia o al villone in riva al mare, mentre i tuoi allievi non solo devono passarsi le vacanze a fare i compiti, ma vengono anche minacciati qualora non li svolgano. Decisamente anti etico e davvero di cattivo gusto.

I dati parlano chiaro: durante le vacanze di Pasqua, ad esempio, su 1500 studenti intervistati da portale “Skuola.net”, ben l’86% ha avuto compiti per le vacanze da svolgere. Un flagello che, a propria volta, si abbatte sulle famiglie, visto che gli stessi intervistati affermano di ricorrere all’aiuto di mamma e papà. In pratica, vacanze rovinate per gli alunni e per i genitori: una pratica assolutamente insensata, dannosa e discriminatoria, dal momento che alcuni allievi, in condizioni familiari particolari, potrebbero riscontrare delle difficoltà nello svolgimento dei compiti in questione.

Se tutto questo ancora non bastasse, andrebbe ricordato che i rapporti OCSE dimostrano pedissequamente che “pur svolgendo compiti in misura doppia o tripla rispetto agli altri studenti europei, gli alunni italiani presentano tassi di analfabetismo funzionale a livelli inimmaginabili in un Paese civile.”

E allora si, ve lo dico in faccia: sono da sempre contrario ai compiti per le vacanze, e ancora di più lo sono adesso, che ho voce per urlare il mio dissenso ad una pratica anacronistica ed inutile, dannosa e per niente necessaria. Anzi, la vedo quasi come una sorta di ripicca dei docenti verso gli allievi, quasi come se gli studenti dovessero pagare lo scotto di qualcosa che nemmeno li compete.

Ecco perché, a conti fatti, ho sempre portato alto il vessillo della mia totale contrarietà a questa pratica così insensata: e mentre attendo il solito banalone di turno pronto a dimostrare teorie bislacche circa la necessità assoluta dello stracaricare di compiti a casa i poveri allievi, spero sempre che la scuola cominci davvero a diventare più moderna e a misura di studente. Ma quando mi rendo conto che, come sempre, la mancanza di un vero “ricambio generazionale” e di mentalità costringe gli studenti a comportamenti dannosi (vedi, ad esempio, gli orari delle lezioni, definiti dalla American Academy of Sleep Medicine come “innaturali” e pericolosi per il ritmo “sonno veglia” dei giovani, fino al carico psicologico e continuativo, appunto, dei “compiti per le vacanze” durante brevi o lunghi periodi che dovrebbero servire al relax psicofisico), mi convinco che, forse, siamo fin troppo lontani dal raggiungimento di tale obiettivo… Riflettete, cari docenti, e pensateci la prossima volta che pretendete “civiltà” dai vostri allievi!

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