Dedicato a chi non ha bisogno di fingere di stare bene

Dedicato a chi non ha bisogno di fingere di stare bene

Dedicato a chi non ha bisogno di fingere di stare bene: dedicato a chi ama, davvero, pur sapendo che potrà soffrire, ma sceglie sempre il cuore!

Dedicato a chi non ha bisogno di fingere di stare bene, ai cuori puri che soffrono sempre troppo.

Ogni giorno che passa me ne rendo conto, e mi rendo conto di quanto sia atrocemente e maledettamente complicato, difficile, reggere il peso di questo dolore così atroce.

Torno giusto adesso da una passeggiata sotto la pioggia. Per strada c’ero solamente io: io, il mio ombrello, e l’odore della pioggia. E’ una pioggia leggera, quasi invisibile, eppure si sente, la senti nell’odore, la vedi sui vetri delle auto. Ecco: il dolore è esattamente come questa pioggia. Invisibile ma lo senti, lo senti maledettamente e fa male da morire. Cerco di vivere questo tempo sopravvivendo, e ho talmente tanta tutela del mio cuore così frantumato, ma contemporaneamente sono così sicuro e così certo della sua purezza, dell’amore così grande che ha dentro se, da rendermi conto che non ho niente da nascondere: il dolore non è una vergogna, e le convenzioni sociali che ci vorrebbero sempre felici, costretti ad ostentare, sui Social, la nostra gioia, la nostra forza interiore, pubblicando l’ennesimo smile sorridente mentre piangiamo lacrime di dolore, sinceramente, mi fanno semplicemente schifo.

Il dolore dell’abbandono se ne fotte delle convenzioni sociali, e me ne fotto io, che sono una persona trasparente che non deve nascondere o temere niente da nessuno: in fondo, perché dovrei nascondere il modo in cui mi ha ridotto la cattiveria altrui? Per quale motivo? Forse per giustificare quei comportamenti? Forse per stigmatizzarli! E invece no: sono io la persona che avete frantumato con la vostra cattiveria, perché tutto si riduce a quello: la cattiveria. Solo persone cattive che non conoscono il senso della parola EMPATIA possono distruggere il cuore di una persona – uomo o donna non importa! – attraverso una cattiveria immonda, senza nemmeno il rimorso del male fatto agli altri. Solo persone senza cuore possono ridurmi così: quella stessa gente che si mostra compassionevole, fragile, in quel mix di falsità ed ostentazione che rende le loro maschere veramente ridicole. E’ la stessa gente che si mostra addolorata mentre scarica cattiveria contro un cuore che voleva solo amore: la stessa gente che ostenta la fragilità, che ostenta la sensibilità, e che ha mostrato la sua maschera più cattiva ed impietosa.
Perché a conti fatti, si tratta di indossare delle maschere: pubblicamente, la maschera dell’ostentazione del benessere, della forza interiore, del vivere senza regole tranne che quella di se stessi. La forza d’animo, la persona che non si arrende, ma anche fragile ed apprensiva, timida e silenziosa. E poi la maschera privata, quella che pochissimi conoscono: quella della cattiveria, quella dell’incoerenza, dell’egoismo, dell’egocentrismo, della totale mancanza di empatia. Quella del dolore, quella che distrugge il cuore della gente senza nemmeno un accenno di pentimento, un accenno di dolore per il male volontario e lucido che sta causando.

E poi ci sono io. Io che piango ascoltando le canzoni da studiare, io che sento la sabbia negli occhi per quante lacrime ho potuto piangere in queste cose, io che non mi sento più la gola per quanto arida sia, io che cerco di non sentire il dolore che mi fanno queste ferite, che bruciano peggio di una candela accesa addosso. Io che resto ore intere a camminare nel buio della sera, sotto la pioggia, ascoltando il silenzio e le parole che mi sussurrano i ricordi, cercando di non pensare, cercando di fare finta che tutto questo possa essere semplice da superare, nonostante la maledetta consapevolezza di essere parte lesa in tutto questo schifo, nonostante la consapevolezza di averci sempre messo il cuore, e che rifarei ogni singola cosa che ho fatto. Fa male dover guardare in faccia la realtà e rendersi conto che chi ti lascia perdere così facilmente, lo fa perché NON HA MAI TENUTO A TE, e, verosimilmente, il rapporto che ha avuto con te era superficiale, di ripiego. Forse una piccola parentesi per cercare di riempire il vuoto della propria vita, senza nessun rispetto per te stesso. E’ chiaro che questa gente abbandoni ogni persona che non reputa per niente importante, tanto, a conti fatti, per loro è come cambiare un paio di mutande: togli e ne metti un altro paio, perché il modo in cui ti trattano è palesemente lo stesso. Persone senza scrupoli che fingono, che ostentano dolori e tristezza, fragilità e sensibilità, ma persone atrocemente contradittorie anche con loro stesse: sono le stesse persone che si mostrano contrite dalla sofferenza e dalla mancanza dei ricordi mentre ti ammazzano con i gesti e la violenza psicologica.

E non riesco a capire per quale cazzo di motivo io non riesca a dire al mio cervello che tutto ciò e TOSSICO. Che tutto questo è quanto di peggio possa esistere: se ci penso, però, la risposta la conosco, e la conosco bene. E’ il mio cuore a parlare, ancora una volta. Non gli sono rimaste molte parole, sta cercando di riprendersi dopo tutto il male che ha subito senza nessuna pietà, e quel poco di forza che gli è rimasta, la usa per asciugarsi le lacrime del male che sente, ma sono le sue parole, ancora una volta, a cercare di illudermi, a cercare di trovare ragioni laddove non ce ne sono. Non voglio diventare uno stronzo, ne abbassarmi al livello di chi mi ha ferito e fatto del male, ma voglio solamente entrare nell’ottica che sono IO la vittima di tutto questo. Sono IO che sta subendo tutto questo dolore e questo male, e quasi si sta giocando ad invertire le parti: il carnefice è diventato paradossale vittima. E questo, sinceramente, non lo posso accettare.

Ecco perché dovrei trovare la forza di cancellare, la forza di rendermi conto che questa gente è quanto di peggio possa capitare a chi ne incrocia l’esistenza lungo la sua strada: razionalmente me ne rendo conto, ma il cuore sembra urlarmi parole completamente diverse. Non so nemmeno come fare a cancellare tutto quel bene che avevo ed ho, tutto quell’amore che sentivo e sento, tutto quel cazzo di vivere che avevo progettato e pensato: il pensiero razionale di quanto sia stato solo io ad amare, solo io a vivere davvero questo sogno, sembra non bastare ad aprirmi gli occhi.

Quegli stessi occhi ormai intrisi di lacrime che rigano il mio tempo.

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