C’è solo una cosa, forse, che non riesco a perdonarti: l’avermi rubato la magia della sera, la perfezione di quel blu scuro così magicamente nostro…
Non posso negare che, fino a qualche tempo fa, la sera aveva un altro sapore, splendidamente magico, diversa dalla sera di adesso, che sembra asettica, sempre uguale: per carità, la sera ed il tramonto hanno sempre il loro perché, ma quando c’eri tu, devo ammetterlo, avevano un sapore completamente diverso.
Il perché non lo so, ma posso dire, col senno di poi, che erano particolari: ricordo il loro colore, dipinto di un bel blu scuro, tipico delle sere d’inverno con il cielo limpido, quando vedi un sacco di stelle a trapuntare quello spazio, e i colori delle vetrine e dei lampioni sembrano voler disegnare ombre felici tutto intorno. E poi, onestamente, quelle sere avevano un odore particolare, che non riesco più a sentire uguale: avevano l’odore della legna bruciata lontano, chissà dove, di pane caldo appena sfornato, di pizza, pollo e patatine, di salse, di vita, di famiglia, di amore, di risate, di battute, dove tutto sapeva, davvero, di convivialità, di uno strano equilibrio così confortante, così sereno, così magicamente preciso in ognuna delle sue forme!
C’era sempre la radio in auto, a farci da cornice, ad illuminare l’abitacolo di blu, e a farci sorridere, incazzare, discutere, parlare, osservare: come puoi pretendere, quindi, che io riesca a far finta di niente sapendo che sei stata proprio tu a strapparmi di dosso tutto questo? Io vorrei riuscire a passarci sopra, così come sono passato sopra a tanta stupidità, sopra a tante cattiverie, sopra a tanta bassezza, ma questo non riesco a concepirlo senza pensare a quel che è stato perso.
Mi passerà, come mi è passato tutto il resto, e credo che, anche questo, diverrà un minuscolo dolore come tanti altri, ma per ora, no… Non posso non pensare che tutto questo non abbia nessun senso…