La sofferenza d’amore è figlia di un cuore puro: ecco una straziante lettera che dimostra quanto possa, davvero, soffrire un cuore pieno d’amore.
La sofferenza d’amore è figlia di un cuore puro: lasciamo le parole a questa lettera ritrovata.
Ho amato. Ho amato forte. Ho amato con tutto me stesso fino a farmi esplodere i capillari degli occhi per tutto quel dolore, per tutte quelle lacrime che ho pianto lungo settimane e mesi.
Ogni sera, quando torno a casa, penso di essere più forte, penso che ho superato tutto, penso che non ho più bisogno di niente… Ma poi, d’improvviso, sento che il cuore va sempre più veloce, e un dolore sordo mi attanaglia all’altezza della bocca dello stomaco, come se una morsa stringesse forte le sue maglie per farmi sentire che qualcosa, ancora, mi distrugge lentamente… Ogni sera torno a casa, e mi sembra ancora di sentire i passi, la voce e l’odore di chi mi sta aspettando, ma entro… E tutto è vuoto, freddo, silenzioso. Mi seggo sul divano e quel dolore, silenzioso ma lancinante, si trasforma in lacrime, lacrime che non si placano.
Con la distruzione dentro, come se mi fosse esplosa dentro una, cento, mille bombe atomiche, scendo in strada e, nel cuore della sera, inizio a camminare, a piedi. E piango, senza che nessuno se ne accorga. Piango e asciugo le mie lacrime sul bavero della giacca. Poi torno e aspetto che il dolore si plachi da se. Questa sera, in lacrime e nel dolore, sono sceso come ogni sera ed ho incontrato il mio amico A. Mi ha visto, non ha detto niente e mi ha dato una pacca sulla spalla. Ho solamente avuto il tempo di capire e sono esploso a piangere senza dire niente. Adesso, mentre scrivo queste righe, stiamo andando insieme a cenare, perché ho bisogno di evadere e spegnere il cervello. E sento come se tra poco, da un momento all’altro, io stia per esplodere in pianto. Nel pianto più grande e profondo che esista.
E ora ditemi come si può rinunciare a tutto questo amore. Ditemelo perché io non lo capisco. E non lo so fare.