Le mie esangui ferite psicologiche

Le mie esangui ferite psicologiche

Le mie esangui ferite psicologiche: colpi inferti senza pietà per farmi male a viso aperto, senza nessuna remora, senza nessun cuore. E fa male due volte.

Le mie esangui ferite psicologiche: un dolore che non passa.

Nell’ultimo anno ho subito numerose ferite ed abusi psicologici, ma non me ne sono nemmeno reso conto, perché, in fondo, ho sempre guardato tutto ciò che subivo con gli occhi dell’amore: eppure, ancora adesso mi chiedo “perché”. Perché mi è stato inflitto tanto dolore? Volevo solamente donare il mio amore: allora perché ho ricevuto questa violenza psicologica così gratuita? Perché tutto questo? Che cosa ho fatto, io, per dovermi meritare di essere trattato così? Avevo sempre io ogni colpa, qualsiasi cosa pensavo era errata, non capivo, non comprendevo, e non avevo diritto di far valere le mie ragioni, il mio benessere, le mie necessità, i miei diritti, perché se soltanto mi azzardavo a dire la mia, ecco che venivo punito. In maniera straziante, con un dolore inimmaginabile.

So io cosa significa subire il SILENZIO PUNITIVO, subire l’arma ed il ricatto di un silenzio tagliente e lancinante, per settimane intere: ricordo ancora con le lacrime agli occhi tutti quei messaggi, quelle chiamate, volontariamente ignorate, selettivamente ignorate per farmi del male. Ricordo ancora tutto il male di quel giorno in cui, con le stampelle, zoppicando, giunsi dall’altra parte della città senza ricevere nemmeno risposta al citofono. So io cosa significa essere GHOSTATI: sparire, senza nemmeno una parola. Semplicemente, vivere serenamente la propria vita come se tu non esistessi, come se tu non fossi mai esistito. E chi cazzo se ne frega se stai piangendo come un cane bastonato, se sei distrutto da quel silenzio che ti passa da una parte all’altra come un coltello… Non avevo diritto nemmeno a difendermi, perché era sempre colpa mia: non potevo permettermi il lusso di essere fragile, di aver bisogno di essere difeso, e non ero nemmeno così importante da poter passare del tempo insieme, perché vedersi ogni giorno era vietato, vietatissimo, e guai a tentare di spiegare che non c’era niente di male nel farlo… Tutto veniva dopo di me: affetti, passioni. Ero una sorta di ripiego per gli spazi di tempo rimanenti, ma, nonostante tutto, io amavo quella persona, la amavo più di ogni altra cosa. E prima che il solito illuminato parli di “dipendenza“, no: non fatelo. Sono stato punito anche così, sminuendo il mio amore, dicendo che non sapevo amare, che avevo soltanto l’idea dell’amore, ma il mio non era amore.

Ho subito tutto il dolore dell’egoismo: valevano solo le scelte degli altri, valeva soltanto la parola degli altri, si doveva fare solamente in quel modo, e se non mi andava bene ero io quello sbagliato, ero io quello che doveva piegarmi, che doveva plasmarsi, “perché lei era fatta così e bisognava accettarla!Sono stato deriso, mortificato, e rivedere adesso le cicatrici che mi sono rimaste addosso, sentire ancora addosso quel dolore, quel freddo gelido, quel bruttissimo sentirsi errati per colpa di questa gente, che del mio cuore ha fatto coriandoli e poltiglia, che è andata e tornata dalla mia vita quando e come ha voluto, che ha dettato legge, e se non mi andava bene venivo sempre e costantemente punito, in qualsiasi modo, con l’assenza, con il silenzio, con il blocco della comunicazione, mi fa venire voglia di piangere.

Che cosa ho fatto? Perché mi hai trattato così? Volevo solo darti il mio amore. Io volevo soltanto amare, volevo soltanto perdermi in un abbraccio che credevo sincero, perdermi nei sentimenti, perdermi in una vita da vivere insieme, per sempre… Ma soltanto adesso mi rendo conto di come sia stato sfruttato, manipolato, sprecato, di quanto abbia sofferto le conseguenze dell’egoismo altrui, dell’egocentrismo altrui, mentre in mente mi ritorna l’eco di quelle parole. “Sono io la persona più importante“. Già questo avrebbe dovuto farmi capire il pericolo derivante da questa frase, da questo maledetto egoismo, da questo egocentrismo smisurato e senza ideali, senza etica e senza rispetto.

E per finire, dopo essere stato usato, stracciato e gettato via come carta ingiallita, come una fotocopia sbiadita, sono stato ABBANDONATO. Ho subito il peggiore abbandono: un messaggio scarno, poche righe, e in poco tempo bloccato ovunque. D’altronde, non ero più utile, non servivo più a niente, quasi come quei parassiti che, una volta che hanno tolto la linfa ad un fiore, facendolo morire, vanno altrove a cercare altri fiori da parassitare. Abbandonato senza pietà, con la consapevolezza del fatto che avessi già subito lo stesso trattamento in passato, che il mio cuore fosse di cristallo, che la mia sofferenza fosse enorme, che avessi già subito questo incubo.

Ma solamente ora capisco il senso di quella frase: “Sono io la persona più importante“. Di fatto, significa solamente una cosa: “TU NON CONTI NIENTE“. E vi assicuro che è mortificante rendersi conto di come sei stato trattato sfruttando la purezza del tuo amore, la serietà di quei sentimenti che avevi messo in gioco. E adesso mi chiedo soltanto, cosa è rimasto di me.

Scrivi un commento

SEGUIMI ORA SU INSTAGRAM: Scopri i reel, le dirette e tantissimi contenuti esclusivi! CLICCA QUI!