Mi avete fatto a pezzi... Ma saprò ricominciare!

Mi avete fatto a pezzi... Ma saprò ricominciare!

Mi avete fatto a pezzi… Ma saprò ricominciare! Ancora una volta, mi rialzerò, e sarà quello il momento in cui, davvero, non ce ne sarà per nessuno!

Mi avete fatto a pezzi… Ma saprò ricominciare! E allora si che rideremo!

Mi avete fatto a pezzi con la vostra cattiveria, con la vostra spietatezza, con l’abbandono e la totale mancanza di empatia e amore, tali da farmi male, da farmi soffrire, da farmi passare intere settimane e mesi nel pianto e nel dolore. A pezzi, frantumato come quelle sere in cui mi perdo nei ricordi, in cui riascolto, in cui rivedo, in cui torno ad immaginare, ma in cui, allo stesso modo, coltivo nuove consapevolezze che il tempo mi sta donando: ci sono volte in cui mi sento forte, in cui mi sento invincibile, imbattibile e credo di aver superato e metabolizzato tutto. Poi basta un niente e la frana si abbatte su di me, e crollo nel pianto per un tempo che mi sembra indefinito, indeterminato, per un tempo che sembra non avere fine. A volte sono tre quarti d’ora, a volte mezz’ora, a volte dieci minuti. Ma so solamente io cosa significa tutto questo dolore.

Eppure, nonostante tutto questo dolore, la forza di chi mi sta intorno mi da una grande spinta per andare avanti: ho ripreso i miei studi, l’Accademia mi prende ogni giorno, sto coltivando il sogno di completare la mia formazione musicale, sto scoprendo un sacco di cose nuove, e in questi mesi in cui sono stato abbandonato, ho conosciuto decine di nuove persone, gran parte delle quali sono diventate amiche ed amici con cui poter sorridere e piangere, scherzare ed essere seri. Ma soprattutto, mi sono reso conto che la totalità di tutto questo è stato possibile solo e soltanto grazie alla mia forza di volontà, al fatto che, si, ho deciso di piangere e sfogarmi, certo, sono umano, ma so anche che ho deciso di reagire in qualche maniera, di fare qualcosa per non stagnare nel mio dolore.

Ho deciso di affrontare, pur con la totale disapprovazione da parte di molti, un importante problema di salute che mi portavo appresso da troppo tempo, ed anche qui il percorso è appena cominciato, ma prosegue, con enormi difficoltà e sacrifici che solamente io conosco, e che conosce chi mi sta accanto e mi incita a non mollare e non arrendermi. E pensare che sono stato più volte mortificato proprio per un problema che non mi ero andato a cercare, e proprio da chi doveva difendermi, amarmi, volermi bene. Ma non importa…

Ho deciso di mettermi in gioco, di sfidare me stesso, di rischiare: non ne sono ancora del tutto fuori, e, qualche volta, i ricordi si prendono ancora gioco di me e di quello che è rimasto, ma so – come mi ha fatto notare ieri un’amica – che questo è il giusto cammino, che questo è il giusto processo. Non è certo quello di chi abbandona, di chi ti blocca, di chi se ne va senza coraggio neppure di guardarti negli occhi. Al contrario, il dolore va affrontato e le lacrime vanno piante tutte quante, fino all’ultima! Solo così diventi coriaceo contro tutto il male che ti hanno fatto!

So solo che adesso sto cercando, piano piano, di ricucire le mie ferite. Sto cercando di superare il male e la cattiveria che mi sono stati fatti, attraverso la totale consapevolezza di tante cose che mi rendono diverso e – per fortuna – distante da chi mi ha fatto veramente del male senza nessuna pietà. Si: io ci ho messo il cuore, e lo rifarei e sicuramente lo rifarò, e non c’è nulla di cui dovermi vergognare. La vera vergogna è quella di chi non sa amare, è quella della gente spietata che prende il cuore e te lo frantuma sotto i piedi, ma credo che per provare vergogna, per capire i propri errori, prima, bisogna avere una coscienza.

E sinceramente, ho ampi dubbi che questa gente ne sia dotata.

 

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