Non hai capito niente di me

Non hai capito niente di me

Non hai capito niente di me. E rendersene conto, doverlo ammettere, fa più male che provare il dolore di abbandoni che non hanno alcun senso…

Non hai capito niente di me. E rendere conto fa molto, molto male…

Ti ho dato ciò che di più prezioso posseggo: ti ho donato il mio cuore e l’ho messo tra le tue mani, pregandoti di non distruggerlo, perché era la sola cosa che avevo. E te l’ho donata con tutto me stesso, insieme a tutto l’amore che ho dentro e tutto quello che ti ho dedicato in questi mesi, in cui sei sempre scivolata via, senza che mai riuscissi davvero a comprenderne il perché. Ti ho donato le parole più profonde che potessi, e i pensieri più limpidi che riuscissi a concepire, perché per me eri davvero TUTTO, e non soltanto a parole, come stupide frasi messe li non si sa neanche il perché. No: per me eri veramente la sostanza dei miei sogni, dei miei progetti, di quel mio avvenire che vedevo insieme a te.

Mi fa male l’idea che tu, di me, non abbia veramente capito niente: mi fa male pensare che tu non sia riuscito a vedere tutto ciò che mi unisce e mi ha unito a te, sotto forma di quei sentimenti così grandi che avevo per te e che mi univano in maniera così indissolubile, che hai saputo fare scivolare via in un modo che io stesso non riesco neanche a comprendere. Non sto male per tutto il male che mi hai fatto, ma sto male perché non ti sei resa conto di quanta meraviglia avessi per te, di quanti sentimenti veri per il quale ho combattuto contro tutto e tutti a viso aperto, e lo rifarei altre migliaia di volte, perché per me eri quel dono che ho chiesto nelle mie preghiere, eri tutto quel bene che ho sempre cercato.

Ma adesso, solo adesso mi chiedo: era la stessa cosa per te? Anche per te io, il mio cuore, aveva la stessa importanza? Come hai potuto rinunciare a me, rinunciare a quello che avevo dentro, per il quale ho combattuto, per il quale mi sono anche fatto del male pur di vedere un sorriso sul tuo viso? Come fai a non sentire lo stesso dolore che sento io adesso? Dimmelo, ti prego. Dimmelo. Impazzisco nel vedere tutto questo amore sprecato, tutto quello che avevo dentro barbaramente trucidato dall’indifferenza. E guardami negli occhi quando ti parlo, perché so benissimo che pure tu stai soffrendo, anche se non lo dai a vedere, anche se pensi che io non me ne renda conto. Ma io lo so che anche tu, in fondo, stai male e soffri: ma se soffri anche tu, perché non urli il mio nome? Perché non senti il dolore che ho dentro quando ti penso?

Ogni giorno credo di stare meglio, ma poi mi basta un solo gesto, una frase, un ricordo, una parola, un odore, un accordo, un accenno, e mi ritrovo a piangere ore intere, crollando tra le lacrime: cerco di non pensare, cerco di arrendermi, cerco di voltarmi, ma tu ci sei, esisti ancora, esisti maledettamente in ogni angolo di questo silenzio. E vorrei urlare, vorrei urlare tutto il dolore che ho dentro, e chiederti come hai fatto ad uccidere tutto questo attraverso il dolore. Ti prego, dimmelo come si fa. Ho bisogno di sapere come fare a vivere i giorni così, aspettando non si sa bene che cosa. E mi fa male rendermi conto che di me, davvero, non hai capito niente. Ma soprattutto, non ti sei resa conto di quanto inestimabile fosse il valore del cuore che ti avevo dato. Era tuo, soltanto per te. Ora e per sempre. Ma lo hai distrutto e frantumato, e tra le lacrime, mentre ne raccolgo i pezzi senza più avere le forze, ti chiedo di dirmi “perché”. Perché non ti sei resa conto di quanto quel cuore ti appartenesse? Perché non ti sei resa conto di quanto fosse inestimabile l’amore che avevo per te?

Ancora adesso mi chiedo come si scriva la parola “amore”, e l’unica risposta sensata che trovo, è che si scriva esattamente come il tuo nome.

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