"Non ho più bisogno di te"

Non ho più bisogno di te

“Non ho più bisogno di te”: il senso di una frase capace di distruggerti dentro, per la sua cattiveria, la sua forza, la sua brutale immagine.

“Non ho più bisogno di te”: dirlo ad una persona fa, semplicemente, male. Ecco perché.

Riflettevo sul senso che possa avere la frase “non ho più bisogno di te” riferita ad una persona per il quale hai nutrito – e magari ancora nutri – dei sentimenti. “Non ho più bisogno di te”, come dire che non sei più utile a niente, come dire che sei depauperato, come dire che non hai più alcuna utilità, che non servi più ad altro. E fa male sentirselo dire, soprattutto quando sai che le cose stanno ben diversamente, quando sai che certuni si sforzano pur di non provare sentimenti che sentono dentro, ed è veramente una cosa triste, deludente, che fa del male perché l’amore forzatamente non vissuto porta soltanto una stupida e masochistica sofferenza fine a se stessa. E’ il medesimo godimento di quelle persone che, attraverso la loro costante egida, distruggono rapporti potenzialmente bellissimi tra le persone, e quando ci sono riuscite ne godono, sono contente… Ma contente di cosa?

Fa male e fa riflettere che costoro non si rendano conto di come il loro comportamento danneggi non soltanto loro stesse, ma anche le persone che stanno intorno a loro, che, forse, potranno anche essere vittime del loro costante “lavaggio del cervello” popolarmente detto, ma dentro soffrono. Queste persone potranno anche riuscire a far valere – con la forza – il loro volere su persone psicologicamente più fragili e deboli, che facilmente possono essere manipolate, ma non si rendono conto che soffocare i sentimenti che si prova – perché questo, purtroppo, spingono a fare – provoca dolore e ancora più sofferenza nella gente vittima di quello stesso lavaggio del cervello. Lo trovo ipocrita ed egocentrico: dietro la scelta volontaria di mettere zizzania e malelingue in un rapporto per farlo esplodere, si trova la rabbia e la frustrazione di chi dovrebbe, anzitutto, pensare a se stesso, perché la propria tossicità porta solo ad altra tossicità e ad altro dolore.

E’ un loop infernale in cui vince solo la sofferenza figlia di dinamiche tossiche e disfunzionali, in cui nessuno si salva e tutti sono vittime. E credetemi, rendersene conto – specialmente quando a tutti va bene così e ritengono meglio non approfondire dinamiche virtuose che potrebbero portare questa gente anche a star meglio con se stessi – non è solo triste. E’ realmente sfiancante.

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