Ode al mio Maestro d’Accademia, perché ha saputo risvegliare in me quella forza, quella consapevolezza, quella speranza sopita da troppo, troppo tempo…
Ode al mio Maestro d’Accademia, per la speranza che ha saputo ridestare in me…
Sono molto grato al mio Maestro di Accademia: lui sa cosa ho passato in queste settimane e mesi, e sa solo lui quante ore si è sorbito le mie paturnie, i miei scazzi, e quante volte ho passato il tempo a piangere mentre studiavamo insieme i brani e tutto mi ricordava tutto… Sono molto grato a questa persona perché proprio a questa batteria, si è seduto e mi ha accompagnato: non me lo aspettavo completamente, tanto che stavo suonando e cantando il brano che mi è stato assegnato, ma quando ho sentito il primo colpo di rullante, ho sentito, improvvisamente, qualche cosa che tornava ad accendersi in me.
D’improvviso ho ricominciato a sentirmi vivo: d’improvviso mi sono reso conto che so fare tanto, che ho tanto talento, figlio del sacrifico VERO, e non frutto di un mero scambio commerciale senza nessuna fatica. Era la prima volta che qualcuno mi accompagnava alla batteria mentre cantavo e suonavo, e il suono delle mie note, la voce e la batteria erano incredibilmente sincronizzate, nonostante non fossimo assolutamente messi d’accordo, tanto che, appunto, è stato tutto all’improvviso, ed è stato in quel preciso momento che mi sono reso conto che quella perfezione, quella assurda meraviglia stava nascendo dalle mie dita, dalle mie conoscenze, dalla mia voce, dalla mia fatica, dai miei studi, dal tempo che ho passato lungo questi anni seduto al pianoforte, e a tutto quel tempo che passo ogni giorno a studiare!
Sono molto grato a questa persona, perché mi ha fatto capire che posso dare ancora molto: non è sempre semplice, e certe volte mi sento perso, ma ogni giorno ho almeno una persona, anche se poi sono tante di più, a scrivermi, a chiedermi come sto, a farmi capire che non ho niente da rimproverarmi e nulla da sentirmi errato, perché avere un cuore e, purtroppo, donarlo alle persone sbagliate non è affatto una colpa. Semplicemente, è il marchio della propria purezza, e di quella piccola grande bontà che vive dentro di noi.
Ecco perché sono estremamente grato a lui ed al suo gesto, per piccolo, inaspettato e semplice che possa essere stato, perché attraverso quel gesto, quel mettermi alla prova per la prima volta in maniera veramente SERIA, ho capito che ho tante capacità, che le soltanto chi è accecato dalla cattiveria e dall’arrivismo non può affatto vedere. Perché a conti fatti, solo chi è accecato dal proprio ego e dalla propria miserevole maschera non è in grado di vedere ed apprezzare la luce di un cuore pulito e trasparente. Ed è proprio questa gente a spegnere la nostra meravigliosa luce di speranza: facciamoci un regalo. Teniamo la loro tossicità lontana da noi: lasciamo che risplendano di luce riflessa, perché queste persone non saranno mai in grado di accendere la propria, perché il loro cuore non brilla, e loro stesse, per brillare, hanno bisogno del sostentamento e dell’ostentazione di altre persone con il cuore spento come quello di costoro. Di fatto, alimentano i loro cuori spenti a vicenda, e fanno tutto il possibile per spegnere i cuori buoni, puri, puliti e trasparenti di chi capita loro intorno.
Allontaniamo questa gente, che vive indossando la maschera di un buonismo utile solamente ad ingannare quei malcapitati che donano a costoro il loro cuore, e se questa gente si allontana da sola, rendiamoci conto della fortuna che abbiamo avuto. Il dolore che ci hanno scagliato contro, prima o poi, chiederà giustificazione a questa gente, e in quel momento non avranno maschere o persone a poterle difendere, perché saranno inchiodate alle responsabilità morali della loro cattiveria. E mentre i nostri cuori puliti e lucenti voleranno alto, questa gente resterà confinata alla loro, misera, dimensione terrena, fatta di ostentazione, fatta di esteriorità.
Fatta di tanta, tanta fuffa. E pochissima sostanza.