Perdonare è, per certuni, un potere troppo grande, che, come tale, può realmente rivelarsi difficile da gestire se va nelle mani sbagliate…
Il potere del perdonare, del perdono, è, troppo spesso, troppo grande per la maggior parte della gente: un valore aggiunto che quasi nessuno sa sfruttare appieno e per come andrebbe, realmente, utilizzato: perdonare equivale, per molti, a sentirsi sconfitti, a sentirsi quasi sminuiti di un potere che – non si sa bene chi – ha affibbiato a queste persone.
Personalmente, come tanti altri, ho sempre pagato a caro prezzo i miei errori, volontari e non, e sinceramente ne sono più che fiero, perché sono state utili occasioni di crescita personale: al contrario, quando mi sono ritrovato nella posizione di dover perdonare qualcuno, ho sempre metto in atto l’esercizio quasi cristiano, oserei dire, del perdono.
Guarda caso, però, quasi nessuno, per non dire nessuno, ha mai perdonato per me per i miei errori, perché uno sbaglio, qualunque esso sia e da chiunque sia commesso, pone la controparte in una situazione di “vantaggio” da cui, difficilmente, si vuol venir fuori. Il perdono è, infatti, quasi una tacita accettazione del “perdere” un vantaggio acquisito dagli sbagli e dai “passi falsi” altrui. E francamente, davvero, io posso anche farne a meno.
Non sono dello stesso avviso le tante persone che, furtivamente, hanno approfittato di questa situazione per “auto premiarsi” con vantaggi che mai gli sono appartenuti, magari giocando sulla leva dei sensi di colpa e della distruzione personale basta su colpe inesistenti.
Sapete che c’è? C’è che mi sono rotto: c’è anche io, adesso, dico basta, e che anche io ho imparato a non armi fregare dai falsi sensi di colpa che la gente ti affibia solo per il piacere di vederti cadere (prima) e distruggere (dopo), ma mai avrei potuto imparare se non avessi sbagliato e se non avessi imparato qualcosa dai miei stessi errori.
Vedi che, alla fine, uno sbaglio non è mai “uno sbaglio” fino in fondo?