Il tempo ci rende mutevoli e diversi, e fa in modo che ogni nostra singola cicatrice diventi un punto in più con cui fare i conti nel nostro cambiamento…
Il tempo mi ha reso molto, molto diverso rispetto a quello che ero fino a qualche anno fa…
C’è stato un tempo in cui riuscivo a guardare oltre attraverso il filtro dell’illusione: sognavo, mi riproponevo di organizzare il mio futuro, la mia vita, quel che ne sarebbe stato, così come immagini l’arredamento di una casa nuova… Ma la vita non è quello che noi vogliamo, purtroppo: la vita, il tempo, ci rendono profondamente diversi, perché scavano – come una goccia – nel nostro più recondito spazio interiore, fino a far si che tutto, realmente, cambi dentro di noi.
Il tempo sceglie cosa noi possiamo diventare, plasmandoci attraverso le sue esperienze e attraverso quel che viviamo nei nostri momenti di silenzio, in pomeriggi che sembrano eterni, trascorsi nel silenzio, ad ascoltare, lungo strade deserte, soltanto il rumore dei nostri passi, il suono del nostro respiro, i battiti del nostro cuore, con il cervello che non smette di parlare, che non smette di raccontare, che non smette di prestarci attenzione, su argomenti – e preoccupazioni – che si rivelano essere sempre e costantemente diverse.
Resta un silenzio abissale a fare compagnia, un silenzio che forgia su di noi un’armatura fin troppo difficile da indossare, con cui ci facciamo scudo per non pensare ad un domani che ci fa paura, con cui ci facciamo scudo, verosimilmente, per non vedere ciò che siamo diventati e ciò che diverremo.
E’ questo tempo e quel che ci fa vivere a renderci, in qualche maniera, metamorfosi di noi stessi, cambiamento costante di una vita che sembra non trovare pace ed equilibrio, mentre ti ritrovi, ancora una volta, a guardare il tramonto ed il tempo che sfiorisce inesorabile…