Tu non hai provato il dolore che hai scagliato su di me!

Tu non hai provato il dolore che hai scagliato su di me!

Tu non hai provato il dolore che hai scagliato su di me: non puoi capire cosa significhi sentire il dolore che mi hai lanciato contro. Non puoi.

Tu non hai provato il dolore che hai scagliato su di me: che ne puoi capire?

Tu non hai provato il dolore che hai scagliato su di me: tu non sai cosa significa provare quel male che mi hai fatto, il modo in cui mi hai trattato senza nemmeno pensare a come avrei sofferto. Tu non lo hai provato.

Non lo sai cosa significa sentirti esplodere, sentirti al limite, e per questo ritrovarti da solo, per la strada, alle undici di sera, a camminare in mezzo al vento ghiacciato, con la pioggia leggera sulla giacca, cercando di distrarti, cercando di non pensare, e sentirti peggio di prima ripensando a quando facevamo insieme quella strada! Non sai cosa significa trascorrere pomeriggi infiniti, sperando che tu possa spuntare da un angolo di strada, e non sai cosa provavo quando mi ignoravi volontariamente, per farmi del male – perché sapevi che mi avresti fatto soffrire – ed io ero per la strada, con il cuore a centocinquanta battiti, pregandoti di rispondermi, pregandoti di parlarmi.

Non dimenticherò mai quel pomeriggio, all’inizio dell’estate, quando ho cercato in tutti i modi di parlarti, e ti scrivevo, e tu non facevi altro che ignorarmi, ignorarmi continuamente, sapendo che stavo soffrendo come un cane bastonato per quel tuo silenzio. Ricordo a perfezione le mie lacrime per la strada, da solo, in pieno pomeriggio, e la sensazione del battito del mio cuore in ogni angolo del mio corpo, in gola, sul collo, sulle tempie. Lo ricordo perfettamente, e tu non c’eri, volontariamente. Non sai cosa significa e cosa si prova nel sentire quel dolore, quel male che mi hai fatto senza nessuna pietà per l’amore che provavo per te, quando passavo le giornate a piangere e tu non c’eri: quanti vocali ti ho potuto mandare… Ricordo che, un giorno, sono stato ore intere a cercare di contattarti, perché avevo una notizia urgente da darti, ma era talmente tanta la tua voglia di farmi del male e di “farmela pagare” – anche se ancora non ho ben capito cosa avrei dovuto pagare! – che hai saputo ignorare ore ed ore di tentativi di contattarti. “Si, vedevo le notifiche e le ignoravo, vedevo le chiamate e le ignoravo”, mi hai detto con tanto candore che mi ha lasciato di stucco nell’osservare il tuo comportamento così spietato, di pietra.

Ma che ne sai tu… Che ne sai quanto amore mi hai distrutto, quanti sacrifici hai mandato all’aria, quanti sentimenti hai disciolto nelle mie lacrime, quanti progetti, quante cose ancora da vedere, quanti posti ancora da osservare, quante serate da vivere mano nella mano: che ne sai tu, che non conosci il valore di un rapporto vero, il valore dell’amore come sentimento, e riesci, con tanta serenità, a lasciarlo andare senza neppure pensare all’errore di far soffrire una persona così! E fa male due volte pensare che sai cosa ho vissuto nel mio passato, lo sapevi, ne eri consapevole e hai sempre affermato di prenderne le distanze: ho ancora impresso nella mente quella tua frase, “che schifo la gente che lascia per messaggio”. E poi hai fatto la stessa, medesima, cosa. Se non peggio.

Che ne sai cosa significa stare a piangere, sentirti il petto teso, tutto d’un pezzo, la sensazione di non riuscire a respirare, e piangere suonando in Accademia, e piangere ascoltando le canzoni: che ne sai del male che si sente a ritrovarti una notte, per la strada, da solo, e sentirti addosso tutto il peso della sofferenza, tutto il peso del tempo che resta e che hai davanti, che ti crolla addosso come mille macigni? Che ne sai tu? Tu non hai provato il male che mi hai scagliato contro, tu non sai cosa significa essere liquidato con delle stupide frasi senza senso scritte per messaggio, senza nemmeno darti modo di replicare, senza nemmeno avere un dialogo, dopo aver giurato e promesso che “ci saremmo sempre detti tutto, perché per me sei tutto”. Sono frasi che ancora mi rimbombano in testa.

Sento addosso tutto il peso della tua incoerenza, tutto il peso del male che mi hai fatto e che non meritavo: perché mi hai distrutto in questo modo se sapevi che ti saresti comportata così? Che senso ha potuto avere sprecarmi in questo modo, farmi del male in questo modo così stupido, così superficiale, così distruttivo? Ma almeno, ti sei accorta di quello che hai fatto? Ti sei accorta di quanto male faccia tutto ciò che mi hai fatto? Non lo provi un briciolo anche solo di pensiero verso tutte le macerie che hai lasciato?

Tu non sai cosa significa raccogliere quei pochi cocci di cuore che ti sono rimasti. Io si, ed è una tra le più brutte sensazioni che un essere umano possa provare.

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