Vi urlo addosso tutto il male che mi avete fatto: e questa sera no, io non vi perdono per avermi fatto del male così stupidamente e senza ragione.
Vi urlo addosso tutto il male che mi avete fatto. E stasera no: non vi perdono.
Ci sono momenti come questo in cui non vi assolvo e non vi perdono per avermi distrutto la vita ed i sogni, per il male che mi avete fatto, per avermi frantumato in miliardi di pezzi in maniera consapevole, come chi fa del male senza nessuna remora, come chi si salva vigliaccamente senza importarsi di lasciarsi alle spalle anime innocenti che moriranno di dolore e di indifferenza. No: io non vi perdono per il male che mi avete fatto, per il vostro delirante egocentrismo, per la vostra cattiveria fatta di quel tutelare soltanto voi stessi: chi cazzo se ne frega se le vostre scelte ammazzano di dolore un’altra persona, chi cazzo se ne frega se avete distrutto il mondo ed il cuore di una persona che ha riposto in voi il suo domani. Che cosa ve ne frega, in fondo: la sola cosa che conta è che salviate la vostra anima, che mettiate voi stessi in prima persona, senza nemmeno la remora di pensare al male che vi siete lasciati dietro.
E io no: questa sera non vi perdono, perché ho troppa rabbia per quello che mi avete fatto. Ho troppa rabbia per il male che mi avete fatto, per la salute che mi avete distrutto, perduto in quel senso di oppressione, di panico, di cuore a mille in momenti di estrema difficoltà, di paura, di troppo silenzio. E ancora una volta io, per voi e la vostra scellerata aridità, ho dovuto salvarmi da solo: salvarmi dal panico, salvarmi da momenti che solamente io conosco, dalle sensazioni di dolore che non se ne vanno, dal corpo che chiede pietà e lo fa con un cuore che galoppa, con i muscoli completamente contratti, con il respiro che sembra essersene andato chissà dove. Ma voi, di tutto questo, che cosa sapete.
Anzi, si: una cosa dovreste proprio saperla. E’ COLPA VOSTRA. E con una sola cazzo di occhiata vi farei rendere conto di tutto quello che mi avete fatto, del male senza pietà che mi avete scagliato addosso. E pensare che eravate proprio voi – e, anzi, SIETE proprio voi! – a dire che nessuno vi comprende, che nessuno si prende cura di voi. E lo dite mentre annegate nel mare della vostra maledetta ipocrisia. Si, ipocriti che altro non siete: eravate proprio voi le persone che scacciavate via in malo modo chi voleva soltanto prendersi cura di voi, soltanto aiutarvi, soltanto chiedervi se avevate bisogno di qualcosa. E mi scacciavate via. Ed è stato maledettamente MORTIFICANTE.
E non avevo più diritto nemmeno a stare male, perché non sono neanche stato creduto: non avevo più diritto ad aver bisogno di essere tutelato, di essere protetto, perché non mi era permesso, perché dovevo essere forte per forza, a tutti i costi, costasse quello che costasse. Non avevo più diritto ad aver bisogno di stare abbracciato in silenzio, non avevo più diritto ad essere coccolato, ad avere attenzioni. Quelle stesse attenzioni che vi lamentate di non avere, e che avete gettato alle ortiche quando le avevate. Ma col senno di poi, non so nemmeno se la vostra spietatezza meriti un millesimo di tutto l’amore puro che avevo dentro. E dovrei essere davvero uno stronzo, e anziché parlare ad un plurale che non so nemmeno perché ho utilizzato fino ad ora, dovrei forse parlare al singolare, usare il TU.
Ma non ho neppure la voglia lontana di mettermi a cercare di far ragionare persone che pensano di avere la verità tra le dita: gente che pretende di decidere le regole della comunicazione, le regole di ciò che va e non va detto, che decidono di giudicare le persone e, addirittura, pretendono di conoscere i pensieri delle persone, quando queste non hanno minimamente neppure mai pensato una sola cosa di cui queste persone si sono auto convinte. E io, questa sera, vi urlo addosso tutto il male che mi avete fatto. E ve lo auguro, si: non visto augurando lo stesso male che voi avete fatto a me, badate bene, ma mi è rimasta dentro ancora una fiamma di educazione e di rispetto, e vi auguro di non provare mai quello che voi avete fatto provare a me, e che ancora adesso mi state facendo provare. Ve lo auguro sinceramente.
Regalate perle di saggezza, cercate di fare vedere al mondo quanto sia grande la vostra saggezza, ma non vi rendete nemmeno conto del male che fate alle persone, perché il vostro egocentrismo è tale da non permettervi neanche di provare EMPATIA verso quelle persone che avete ucciso di dolore. Ed io, no: non posso non rendermi conto del male che mi avete fatto. Non posso fare finta di niente: vantatevi pure di aver ferito una persona buona, che ha commesso l’errore di volervi amare per il resto dei giorni che rimanevano. Ridetene pure, vantatevi dall’alto della vostra torre d’avorio, vantatevi pure come moderni stiliti, arroccati dentro la vostra aridità mascherata da maturità.
Io, questa sera, non vi perdono.