Android dichiara guerra ai cellulari con root attivato: a breve, i terminali con root attivo non potranno scaricare aggiornamenti. Scopriamo i dettagli.
Android dichiara guerra al root: no, tranquilli, non significa che Google si è messa a far la guerra a coloro che non digeriscono bene bensì che i telefoni “modificati” non potranno scaricare aggiornamenti per le applicazioni.
Si, va bene: ma cos’è il root? Facciamocelo spiegare da Wikipedia:
Il rooting viene generalmente eseguito per superare i limiti che gli sviluppatori ed i tecnici hardware hanno impostato sul dispositivo. In questo modo l’utente è in grado di modificare le impostazioni di sistema, installare app che richiedono permessi da amministratore, rimuovere o sostituire il sistema operativo ed eseguire ogni altra operazione altrimenti inaccessibile per un normale utente Android.
Insomma: tramite il root è possibile entrare “nel cuore” del proprio cellulare, nelle impostazioni più recondite e segrete, abilitando impostazioni che, normalmente, nessuno dovrebbe andare a toccare (ecco perché è un’operazione che dovrebbe essere effettuata solo da pubblico esperto: c’è il rischio di rendere inutilizzabile il proprio cellulare e farlo diventare utile solo come soprammobile! N.D.Giomba).
Tutto ciò, evidentemente, non piace a Google, che, a partire dalla prossima versione del Play Store, andrà, appunto, a bloccare gli aggiornamenti delle app dei cellulari “rootati”, ma non solo: saranno bloccati anche i download delle app, dal momento che il Play Store non funzionerà totalmente su cellulari modificati!
Stesso discorso vale per alcune app già installate, che non potranno essere aggiornate: è il caso, ad esempio, di Netflix, che non potrà essere aggiornato su cellulari con root attivo. In base a quanto abbiamo scritto sopra, il perché è facilmente immaginabile, dal momento che, tramite root, si potrebbe modificare il comportamento del programma permettendo la visione gratuita di intere serie!
Insomma: tempi duri per gli utenti “nerd” e “smanettoni”. Che siano proprio gli utenti più “smaliziati” a trovare una soluzione (più o meno lecita) al blocco imposto? La sfida è aperta: c’è da scommettere che questo è solo l’inizio!