Archivio di Agosto 2006 - Bar Giomba
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Agosto 2006

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Capitolo 3

Ancora sdraiato su quel lettino in finta pelle, continuava a raccontare la sua vita. Continuava a racontare i suoi mille amori vissuti dietro la maschera del silenzio, nascosto da una maschera di timidezza che da sempre lo aveva contraddistinto. Era timido, e raramente riusciva a dire veramente quel che provava.
Ripercorreva con la mente gli anni della scuola: sembrava che se li fosse lasciati alle spalle per sempre, come se fosse passato chissà quanto tempo, eppure tornavano vivi nei suoi ricordi, raccontando a quell’uomo e al suo taccuino, che piano piano si riempiva di lettere e ricordi, di sensazioni, di pensieri trascritti su foglietti.
Ricordava i primi anni delle superiori, quando incontrò il suo primo vero amore. Quante sensazioni pervadevano la sua mente, viaggiavano nella mente e nel cuore, nelle vene e nel tempo che non lo ha più aspettato. Il mondo continuava lento nel suo cammino, ma lui non voleva correre. Lui voleva camminare, mano nella mano, con una persona, sempre con la stessa. Voleva correre per le strade, voleva ridere, guardare le vetrine, come miliardi di altre persone della sua età.
Il pensiero continuava a correre nelle sue parole, ma non si accorgeva che il dottore stava facendo scomparire in lui ogni minima traccia di ricordo, di pensiero, di quel pensiero che lo stava distruggendo. Lui non ci pensava.
Intanto si sfogava, parlando dei suoi ricordi, parlandone liberamente: ricorda quel primo amore dai capelli lunghi, ambito nella sua classe. Ricorda quel brivido quando quella ragazza si sedeva accanto a lui. Ricorda quel fuoco che sentiva dentro quando si guardavano negli occhi. Ma non poteva dimenticare la sua sofferenza nell’amarla in silenzio, per paura dei commenti altrui, per paura di compromettersi. Non poteva dimenticare quegli occhi, il suo odore e le sue mani così sensuali. Non poteva dimenticare la pelle bruna e i suoi baci caldi, come le sue carezze. Era una persona dolce, che non si è mai tirata indietro nell’aiutarlo.
Ci ripensava adesso, col senno di poi: gli è sempre stata vicino, non si è mai tirata indietro nel dargli una carezza e un bacio se ne aveva bisogno. Ma il problema era sempre quello. Lui la amava, per lei era solo un caro amico.
Il tempo passava, ma lui non se ne rendeva nemmeno conto: il dottore sudava. La sua fronte gocciolava di sudore. Si alzò dalla scrivania. Alzò la serranda ed aprì la finestra. Nella stanza si spandeva la luce azzurra di un cielo limpido, che infondeva serenità e calma. Lontano s’intravedeva la montagna azzurra e più in fondo gli uccelli nel cielo.
Continuò il suo discorso, continuò con i suoi pensieri: giunse così il momento di parlare del suo amore, di quello che (ancora per poco) considerava il suo amore. “Ancora per poco”, è vero, ma lui non se ne rendeva conto. Da lì a poco, il pensiero di lei sarebbe scomparso per sempre. Se un giorno l’avrebbe incontrata, non l’avrebbe più riconosciuta. Era l’unica soluzione plausibile per non soffrire più.
Era già tardi. Il dottore disse “per oggi penso possa bastare”. Ci rivediamo domani alla stessa ora. Mi racomando, la aspetto.
Lo salutò ed uscì dallo studio.
Il dottore rileggeva il suo taccuino, e ancora non credeva a quell’incredibile “caso di studio”, che mai, prima di adesso, gli era capitato. Aveva scritto quasi cento pagine, e finito un taccuino. Più rileggeva quei pensieri, più pensava che era la trama perfetta per un romanzo. Si fece una bella risata e passò al cliente successivo.
Lui intanto era fermo nel traffico cittadino: le sei del pomeriggio con il sole sulla macchina, bloccato nel tentacolare traffico della metropoli, quando tutti escoo dagli uffici e vanno verso casa. Non voleva rimanere nel traffico, non ne aveva proprio voglia. Se da un lato quei ricordi erano indispensabili per farlo guarire, dall’altro gli davano tanta tristezza.
Svoltò verso una stradina di campagna, silenziosa e solitaria, che lo avrebbe riportato a casa. Di certo era il percorso più lungo, ma era l’unica alternativa valida a quel traffico. E poi aveva bisogno di silenzio, del contatto con la natura.
Camminava piano per la lunga strada solitaria: il rumore del motore quasi non si sentiva. Sentiva soltanto il rumore delle foglie e il verso degli uccelli che cantavano tutto intorno. Quel silenzio lo faceva stare bene, e lo emozionava. Le lacrime cadevano da sole sul volante, ed il suo sguardo rimaneva fisso sulla strada da cui non passava nessuno. Curva a sinistra, poi la discesa, e ancora a destra. L’odore della campagna entrava nella sua auto, e lo rendeva felice e leggero. Finalmente s’immise nell’autostrada. Pochi chilometri e sarebbe arrivato a casa. Il tempo di un sorpasso e tutto tornava come prima. Era molto prudente, e camminava piano piano nella sua corsia, senza correre eccesivamente. Uno sguardo al paesaggio ma sempre vigile alla strada.
Eccolo lì: il tempo di posteggiare, e subito a casa.
Una doccia, rilassante: sentiva l’acqua scorrere sul suo corpo, lo scroscio delle gocce che cadevano giù, l’abbraccio morbido della schiuma su di se. Quella carezza morbida ricodavano le sue mani su di lui, il suo abbraccio, la sua tenerezza, la loro intimità. Poi , l’avvolgente morbidezza dell’accappatoio.
Il tempo di asciugarsi e mettersi il pigiama, l’apoteosi del relax.
Era finalmente giunto a casa, forse un pò migliorato da quei discorsi, da quanto aveva buttato giù.
Accese il PC: un rapido controllo della posta. Tre nuove e mail da parte dei colleghi. La loro simpatia spesso lo tirava sù e gli dava una mano ad andare avanti quando non aveva voglia di ridere. Rispose anche a loro.
Poi, si ricordò che da tempo non apriva il messenger. Doppio clic, username e password ed entrò. Una finestrella lo avvisava che “un nuovo contatto voleva aggiungersi” Non lo conosceva.
Fece doppio clic. Non poteva crederci….

(Continua)


Oggi è festa per i bloggers di tutto il mondo ! Convenzionalmente , infatti , il 31 Agosto è la “Giornata Internazionale del Blog” , ovvero , come lo chiamiamo noi blogger , il “Blog Day” .

Oggi il Blog è protagonista .
Da mezzo di comunicazione a vero e proprio “sfogatoio” , il blog continua ad avere una importanza crescente . Non è un caso se , stando alle ultime statistiche , nascono due blog al secondo ! Non è un caso , inoltre , se è proprio il blog ad essere protagonista di mille vicende , ad essere importante per coloro che soo diventati dei veri e propri “personaggi” , partendo da un semplice “diario on line” , e scoprendo dei veri e propri talenti !
Oggi è la giornata in cui i blogger di tutto il mondo si uniscono : infatti , il “Blog Day” nasce come manifestazione principalmente mirata a conoscere nuovi blog , ad ampliare il bagaglio di conoscenze relativo ai diari on line , scoprendo nuovi personaggi , nuovi modi di pensare , di scrivere , anche di vedere la realtà .
Il “blog Day” è il momento giusto per confrontarsi con chi la pensa diversamente da noi , con chi affronta particolari temi sul suo blog , con chi la vede diversamente da noi : è un punto d’incontro , di discussione sul tema , ma anche di conoscenza e di nuove scoperte , magari di blog lontani anni luce da noi , nel modo di pensare , o fisicamente lontano , come i blogger che magari scrivono dall’altra parte del mondo !


I tormentoni che ci hanno accompagnato durante questa estate sono stati veramente tanti : si và da “Siamo una squadra fortissimi” di Checco Zalone , che ci ha accompagnato prima , durante e dopo la vittoria azzurra ai Mondiali di Calcio , fino a “Stop dimentica” di Tiziano Ferro , che le radie hanno dato “a palla” praticamente ogni giorno . E voi ? Che canzoni avete ascoltato durante questa estate ? Quali canzoni han fatto da cornice alle vostre vacanze ?

Personalmente posso dire di aver avuto molte canzoni a far da cornice alle mie ferie estive : si parte da “Io” di Gianna Nannini , che spesso ci siamo ritrovati a cantare insieme , passando da “Salutandoti affogo” , sempre di Tiziano Ferro . E poi , ancora , ai party organizzati nelle sere azzurre e calde , a bordo piscina abbiamo ascoltato “Notte di mezza estate” di Edoardo Bennato ed Alex Britti e “Appluasi per Fibra” , che vi assicuro è stato un simpatico tormentone (immaginate quando è messo “a palla” – c’è davvero da divertirsi :-)
Se poi consideriamo la musica che mi accompagnato in queste ferie , personalmente , non posso non citare i balli di gruppo che in questi giorni di ferie non hanno smesso un attimo di farmi compagnia , facendoci divertire come non mai :-)


Il mattino era leggero quel giorno .
Ricordo che l’aria brillava di una strana eco : nel blu del cielo sentivo la fine dell’estate . Era il tipico “mattino fresco” , uno di quei primi mattini freschi , quando sei a metà tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno . Il cielo è azzurro come quello dell’estate , ma l’aria è fresca e frizzante . Uno strano connubio di sensazioni , di pensieri che volano come le farfalle tra i fiori , come le rondini che ormai se ne vanno verso luoghi caldi , dove trovare riparo al gelo .
L’aria era frizzante : la notte prima era piovuto , ma ora quel cielo era libero , leggero , fresco , e qualche pozzanghera rimaneva a terra .
Era inusuale per me , ma mi svegliai presto e cominciai a fare un giro per le vie della città : le vetrine , gli ultimi scorci di un estate ormai volata via , e quella strana voglia di tenerezza , di coccole e d’amore , che da sempre ha pervaso il mio tempo .
Eravamo lì , io e i miei pensieri , camminando lungo il marciapiede , quando d’un tratto mi giunse una frase : “per favore , mi aiuti …”
Mi voltai di scatto : lungo il ciglio del marciapiede di fronte c’era un vecchietto m tutto tremante , che implorava un aiuto .
Ma l’indifferenza degli uomini non guarda in faccia nemmeno chi soffre , e così , chi passava , non appena sentiva rivolgersi la parola , subito distoglieva lo sguardo , sordo ad ogni parola di quell’uomo sofferente . Lo ignoravano .
Lo guardai in viso : mi persi nei suoi occhi lucidi di malinconia , nelle rughe che solcavano il suo viso e le sue mani che tremavano .
Attraversai la strada : lo accolsi . Lo presi per il braccio . Voleva soltanto essere portato alla fermata successiva , distante pochi passi da lì , ma da solo non riusciva .
Cominciammo a camminare , lungo una strada costeggiata dai gelsomini . Ormai erano spenti : i cespugli erano ormai ingialliti , e soltanto qualche fiorellino sopravviveva ancora . Ma non capivo : nell’aria s’inebriava l’odore dolce dei gelsomini appena spuntati .
Il vecchio uomo mi prese la mano e mi disse : “guarda : questo è l’ultimo gelsomino d’estate . Nessuno lo raccoglie più , eppure è quello che ha più doti , è quello che profuma di più . Voglio dirti una cosa , ragazzo . gli uomini sono strani . Cercano lontano quel che hanno sempre avuto tra le mani . Come quei gelsomini . Se solo si guardasse con gli occhi del cuore capiremmo che anche quel gelsomino ormai ingiallito , che anche un amore ormai appassito , se solo lo vogliamo , se solo ce ne prendiamo cura , può tornare a vivere e darci ancora tanto”
Nelle sue frasi si specchiavano , come in un ruscello , i miei sentimenti , e tutto quell’amore che ancora adesso mi manca . Sentivo la dolcezza e la tenerezza dentro me , e ho sentito sul viso il sapore delle lacrime , di lacrime nate dal cuore , di un sentimento dolce .
Quell’uomo mi aveva insegnato che basta poco per far rifiorire un fiore , un sentimento ormai appassito dal tempo e dalla rabbia .
Lo salutai : l’autobus è arrivato . Lo aiutai a salire . Prima che le porte dell’autobus si chiudessero , mi disse : “il Signore paghi la tua gentilezza” . L’autobus sparì all’orizzonte .

Il primo raggio di sole del mattino filtra dalla finestra . Mi sveglio . E’ l’alba di un nuovo giorno .

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