Internet pronta a dire addio ad uno dei grandi “colossi” del Web: Yahoo si avvia, infatti, alla chiusura, cambiando, addirittura nome. Tutti i dettagli.
Internet, negli ultimi anni, ci ha abituato a grandi colpi di scena e vere e proprie “ere informatiche” che si chiudono, come nel caso dell’addio a MSN Messenger, alcuni anni fa, ma questa volta la “botta” è davvero pesante. Parliamo, infatti, del crollo di un impero: Yahoo, la mitica Yahoo che, un tempo, rappresentava uno dei “poli basilari” del Web, si avvia alla triste, inesorabile, chiusura.
Si tratta, ad onor del vero, di una notizia nell’aria da troppo tempo: il famoso portale, infatti, non ha saputo innovarsi ne restare al passo con i tempi, perdendo di concorrenzialità sopratutto, e principalmente, come motore di ricerca, “ambito” primario per il quale Yahoo si è sempre proposto, e questo ha inciso moltissimo sulle sue sorti, trasformandolo da uno dei “cardini” di Internet ad un portale di media entità senza una sua identità, una sorta di “ibrido” che finisce con il rende il portale ne carne ne pesce, o meglio, ne motore di ricerca ne portale di notizie. Una sorta di mix troppo impiastricciato, una “figura indecifrabile” che non si capisce bene cosa rappresenti e che piace poco agli utenti, con tutte le conseguenze del caso. E non prendiamo in considerazione gli hackeraggi sempre più frequenti ai danni della piattaforma: come può pensare di essere minimamente concorrenziale una piattaforma che fa acqua da tutte le parti e non riesce a garantire ai propri utenti gli standard minimi di sicurezza?
Il primo, grande, esito negativo di questa “politica di generalizzazione” è l’addio al brand: Yahoo, infatti, non esisterà più. Cambierà denominazione in Altaba, e con lei se ne andranno anche i fondatori del portale e il suo Amministratore Delegato, Marissa Mayer, alla guida del portale negli ultimi anni. Se non bastasse, poi, il resto dell’azienda sarà acquisito da Verizon per 4,8 miliardi di Dollari, decretando il più triste e bieco dei finali.
Yahoo piange, adesso, i suoi stessi errori e le sue stesse scelte errate, e questo aneddoto ne è un esempio:
A marzo 1998, Larry Page e Sergei Brin erano ancora ricercatori a Standford. I due fondatori di Google avevano sviluppato un brevetto di PageRank che rivoluzionava i motori di ricerca. Lo stesso brevetto che negli anni ha fatto la fortuna di Google. In un ristorante di Palo Alto, i due studenti e alcuni manager di Yahoo! parlarono della cessione del brevetto. Page e Brin chiedevano 1 milione di euro. Yahoo! rifiutò senza lasciare margine di trattiva.
Si chiude, così, un’altra “era informatica”, e fa davvero male: Yahoo, infatti, è stata “vittima di se stessa”, dei suoi diversi insuccessi e delle sue diverse azioni finanziarie errate, che l’hanno condannata a dilapidare un intero “impero”, e, quindi, al triste oblio.
Di questi tempi, purtroppo, non ci si può permettere di sbagliare: nell’era della crisi, gli sbagli costano davvero cari!