Scappare dalla nostra parte di vita peggiore, mollare tutto, staccarsi, cambiare pelle, mutare il tempo e andare lontano, verso mete liete…
Scappare dalla nostra parte di vita peggiore è una cosa possibile?
Onestamente non lo so, e,a dire il vero, mi pare un discorso un po utopico, specie – coerentemente – con quanto ho sempre affermato, ovvero che non si può avere una vita utopicamente perfetta, senza nessuna difficoltà, come le rose senza le spine, perché le difficoltà fanno parte del gioco, perché gli imprevisti sono quelli che danno “pepe” al nostro tempo, anche perché sai che due palle vivere una vita perfetta, senza nulla per cui dover lottare, senza obiettivi da porsi, senza difficoltà per cui valga la pena di mettersi in gioco? Si, potrebbe anche essere bello, ma alla lunga finirebbe solo con il danneggiarci, perché finiremmo con il non trovarci in determinate situazioni necessarie a renderci più forti, perché – si voglia o non si voglia – sono le difficoltà che ci rendono persone più forti, perché proprio nei momenti di difficoltà, esattamente come il corpo a cospetto di una malattia, riusciamo a generare perfetti “anticorpi” alle difficoltà incontrare, che ci permetteranno, successivamente, di imparare dalle lezioni già avute, dalla vita già vissuta, e faranno si che, per noi, la difficoltà di un momento non rappresenterà una totale sorpresa, ma qualcosa di cui avremo già memoria e dalla quale – questo è l’auspicio – avremo imparato qualcosa che ci renderà più forti e meno “impreparati”.
Alla luce di tutto questo, forse, scappare dalla nostra parte di vita peggiore potrebbe anche essere fattibile, ma, probabilmente, è difficile perché è necessario che “la parte peggiore della vita” ci sia, per renderci persone migliori, per renderci persone capace di agire, per esporci alle difficoltà, e, anche se fa male, diventare davvero più forti di ciò che noi stessi, probabilmente, neppure immaginiamo!