Dalla finestra senti la gente felice, le loro canzoni, il loro divertimento, mentre tu, silenziosamente, muori dentro in mille frantumi infinitesimali…
…Che poi non lo so nemmeno perché mi ritrovo qui a pensare a quanta sofferenza io abbia vissuto ed accumulato in questi (ormai) quasi due anni, ma penso che, certe volte, fare il punto della situazione faccia bene a noi stessi e al nostro cervello, per scoprire che, magari, nonostante l’enorme sofferenza che abbiamo provato, siamo riusciti a crescere, nonostante il male, nonostante le difficoltà, nonostante tutto, nonostante noi.
Qualche giorno fa, mentre mi perdevo in uno dei miei soliti loop di pensiero, improduttivi, forse, ma “automatici” talvolta, ripensavo ad uno dei dolori più grandi che io abbia mai provato: erano i primi tempi in cui mi ritrovavo senza il terreno sotto i piedi, ed una tra le sensazioni più brutte che si potessero provare, specie in estate, era quella di ascoltare la vita, la movida, la libertà, la gioia, fuori dalla finestra, mentre tu eri, in silenzio, a frantumarti dal dolore in miliardi di pezzi.
Non ho mai superato davvero, forse, quel dolore e quelle sensazioni che continuo a portarmi dentro come una pesantissima eredità: d’accordo, è passato, sono passate tantissime cose, e sono cambiato io stesso. Adesso so come affrontare questo tipo di pensieri e di dolori, ma quella sensazione, quel male così intimo e così profondo, quel sentirsi persi, quel sentirsi, davvero, senza più un riferimento, continua, ancora oggi, a distruggermi al solo pensiero.
Ci sono cose che, spesso, ci ostentiamo a superare, per le quali si tenta di lottare giorno dopo giorno e istante dopo istante, ma che, curiosamente, servono anche a renderci più forti: è vero che “se non uccide fortifica”… Ma vaglielo a spiegare al cuore, specie quando sai che le sue ragioni non coincidono con quelle della mente!